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lunedì 31 dicembre 2012

Le primarie Pd. Il lento e difficile processo di Bersani per "socialdemocratizzare" il partito

Le primarie in provincia di Palermo hanno visto un basso numero di partecipanti per via di un ricorso presentato da alcuni rappresentanti del Pd che temevano brogli di manipolazione del numero degli iscritti. Hanno potuto votare pertanto solamente gli elettori che avevano partecipato alle primarie per la scelta del premier.
Queste primarie hanno comunque evidenziato l’inconsistenza di buona parte della classe dirigente palermitana, formata da nomi tanto blasonati quanto lontani dalla vita della gente e pertanto privi di una base popolare di sostegno. Sono stati sonoramente bocciati, infatti:
Pino Apprendi, Bernardo Mattarella e soprattutto l'ex segretario nazionale della Cisl Sergio D'Antoni, che è arrivato buon ultimo. Fuori dai giochi pure il deputato uscente Tonino Russo.
Hanno conquistato un posto “sicuro” nelle liste elettorali, invece: 
Magda Culotta, sindaco di Pollina che ha preso 3029 voti, appena 19 in più del renziano Davide Faraone. Al terzo posto si è piazzata Teresa Piccione con 2211 preferenze e quindi il sindaco di Marineo Franco Ribaudo (2139) seguito da Alessandra Siragusa (2061), che era stata la più votata in città.
Nelle altre province hanno vinto, anzi stravinto, i notabili di sempre, coloro che di rinnovamento del partito non intendono parlare essendo loro la personificazione del partito, essendo a "cavallo" da 20/30 anni. 
-Ad Enna è apparso senza crepe il regno di Vladimiro Crisafulli;
-Nel trapanese è solidissimo il regno di Nino Papania;
-Nell'agrigentino punta al quarantennio di regno il dominio di Angelo Capodicasa;
-Nel siracusano non esiste qualcuno che possa mettere in discussione il potere di Giuseppe Zappulla;
-Allo stesso modo non esiste protagonista politico che possa mettere in discussione, nel messinese, il ruolo di "signore" di Francantonio Genovese.
Più aperta, più fluida, la possibilità di "ricambio" nelle altre province.

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