Da settanta anni in Europa, se consideriamo come spiacevole
evento le guerre balcaniche conseguenti al disfacimento dell’ex Jugoslavia,
regna la pace.
Non è un evento da considerare scontato. La pace in Europa
sin dagli albori della civiltà non è mai stata né ordinarietà né ovvia. Tutt'altro !
I padri fondatori dell’Europa vollero creare un modello
vasto ed unitario di civiltà che potesse garantire la pace fra i popoli dopo le tragiche
conseguenze della seconda guerra mondiale.
Nella mente dei padri, il francese
Jean Monnet,
il franco-tedesco
Robert Schuman, gli italiani Altiero
Spinelli e Alcide De
Gasperi, il belga Paul-Henri Spaak, il tedesco Konrad
Adenauer era lontana l’idea di una Europa mercantile e guidata dai
finanzieri, come purtroppo essa appare a molti di noi.
Oggi nella coscienza dei contemporanei si è creata una idea
di Europa frutto delle necessità del sistema economiche capitalistico-liberista
esasperato. E’ proprio da questa idea -lontana da quella fondante dei “padri”- e dalla incapacità dell’Europa di dire
qualcosa su come uscire dalla crisi economica mondiale che va diffondendosi l’euroscetticismo,
cavalcato dai movimenti populisti di centro-destra (berlusconismo in Italia) e
dai movimenti xenofobi della destra europea (grillismo in Italia).
In Europa, nella costruzione dell’edificio che oggi ci ospita,
si è purtroppo perso il senso delle radici fondanti. I padri non volevano
infatti una Europa mirata esclusivamente sull’economia bensì sul modello di
civiltà, quindi sulla politica.
Negli Stati Uniti la banca centrale, la Federal Reserve,
prima che espressione di un sistema economico è espressione di un mondo cultural-politico,
quello americano.
In Europa, la BCE non può operare secondo gli ambiti che invece percorre la
Federal Reserve per la semplice ragione che qui manca una politica comune –continentale-
-di controlli
-di tassazione
-di politiche attive economiche
-di politiche industriali
-di politiche di sostegno alle nuove generazioni.
In Europa manca, per dirla in breve, un progetto unitario di
“Welfare” e di regole condivise sul piano socio-culturale. Da questa situazione, lontana dall’idea
fondante, viene fuori la convinzione che l’Europa sia solamente uno spazio
valutario-mercantile.
Oggi in Europa ciascun paese sta affrontando la pesante
crisi mondiale finanziaria ciascuno a modo suo, sia pure su ricette studiate e spesso imposte da
Bruxelles. Ecco perché alla crisi mondiale non esiste una “risposta
Europea”.
L’Europa è muta o succube. Gli stati più forti tentano di imporre le
loro visioni (lo fa la Germania), ma manca l’ampia condivisione.
Perché ciascun paese preferisce soffrire nelle proprie
limitatezze piuttosto che unirsi agli altri nell’affrontare le emergenze della
sempre più incombente ed irreversibile globalizzazione ?
Lo vedremo in una prossima riflessione.
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