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mercoledì 27 dicembre 2017

Ecco ciò che frequentemente facciamo su questo Blog.

Durate gli anni della gioventù tutto ciò a cui partecipiamo come evento, fatto, ci lascia pochi insegnamenti, poche tracce per il vivere successivo. Ben diversi sono gli anni dell'anzianità (...che fino a qualche tempo fa si chiamava "vecchiaia").
  
Vecchiaia vuol dire anche memoria finché si dispone di una discreta salute. Vecchiaia significa (ed è) pure morte, espulsione dai processi che definiamo vitali per l'intera società. Morte fisica, certamente, ma pure tante altre forme.

Il modo di vivere dei nostri giorni è ben diverso da quello che alcuni di noi hanno trascorso, negli anni della fanciullezza, nel contesto della società contadina (ancora vitale in questo lembo di Sicilia negli anni cinquanta e  sessanta del Novecento).  
Per chi è nato nell'immediato dopoguerra è giunto il tempo, ed è questo, quel tempo che Elias Caneti, lo scrittore premio nobel bulgaro,  così tratteggia  “E’ tempo che io mi racconti di nuovo qualcosa. Se non scrivo mi dissolvo...”. Egli in un suo libro raccoglie pensieri sparsi che gli servono per svelare il fluire della vita, della sua vita, ma dove ciascuno può o meno riconoscersi.

Quante sono le valutazioni critiche, le riflessioni essenziali e taglienti che ciascuno di noi può cogliere negli anni in cui la memoria dei primi anni di vita, e poi quelli seguenti tornano nell'anzianità ?.

La memoria che ritorna ed il tentativo di capire come e perchè ... è andata così e non in altro modo.
Per chi ha avuto una formazione umanistica, con l’arte, la filosofia e la letteratura è facile leggere nella propria Storia. Per chi quella formazione non l'ha avuta la lettura dei ricordi e della "memoria" avviene per per sintesi più o meno approssimative.

Ecco ciò che frequentemente facciamo  su questo Blog.

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