ENZO
BIANCO, già priore di Bose
Ha sempre creduto
ciecamente in Dio?
«Ciecamente mai. La fede è faticosa, è una lotta, come dice San Paolo,
non è una pace. Nella fede si vivono tanti dubbi, poi l’amore per il Signore
Gesù Cristo vince sul dubbio e si va avanti così. Ma si ricordi che il monaco è
un esperto di ateismo».
Come
è possibile?
«Il monaco sa che ogni uomo ha l’inferno dentro di sé, ha delle regioni non
evangelizzate, degli abissi che deve esplorare. Gli atei sentono una vicinanza
e una simpatia per i monaci per la ricerca solitaria profonda in cui a volte
nell’oscurità si incontra la nientità, che è niente di niente: sa che vertigini
può dare?».
...
Qual
è la preghiera che le risuona di più?
«Signore Gesù Cristo abbi misericordia di me. Non ho tante cose da dire al
Signore...».
Quale
brano del Vangelo le piace di più?
«Quello che chiedo venga letto al mio funerale ed è il capitolo di Giovanni 21.
Gesù chiede a Pietro: “Simone, mi ami più di tutte le tue cose?”. Attenzione,
traducono “mi ami più di tutti gli altri”, ma sarebbe vergognoso se Gesù
mettesse in concorrenza Pietro con gli altri discepoli. Qui ci sono due verbi, agapao, ti amo, e fileo, ti voglio bene. Pietro risponde
sempre ti voglio bene, lo stesso farò io quando mi sarà chiesto conto».
Perché
non «ti amo»?
«Perché noi non conosciamo l’amore fino in fondo, a Gesù possiamo dire solo:
cerco di volerti bene. Pietro sapeva di avere rinnegato Gesù tre volte, e io
come posso dire di non averlo mai rinnegato?».
Quando?
«Gesù dice: avevo fame e non mi avete dato da mangiare; avevo sete e non mi
avete dato da bere; ero malato e non mi siete venuti a trovare. Questi sono i
peccati di omissione e io non posso dire di non averli fatti. Sono quelli che
mi bruciano di più la lingua quando annuncio il Vangelo, perché dico agli altri
quello che nella vita non sempre sono riuscito a fare».
Ha
detto che siamo più propensi a dare 50 euro ai terremotati che a spenderne 10
per ospitarli in casa. Voi a Bose li avete ospitati?
«Terremotati no, ma da anni ospitiamo alcuni migranti. Di certo non inviamo sms
con 1 o 5 euro, ma finanziamo progetti in Africa e borse di studio in Medio
Oriente. Resto convinto che il giorno in cui la Chiesa ha organizzato la
carità, a partire dal IV secolo, il precetto dell’amore del prossimo si è
indebolito. Di recente ho scritto che i parroci non dovrebbero più organizzare
cene per i poveri a Natale, ma chiedere a ogni famiglia di chiamarne uno alla
propria tavola. Mio padre, socialista, non credente, non ha mai fatto la carità
a un povero sulla porta, lo ha sempre fatto sedere alla nostra tavola, pure se
era cencioso, puzzolente e scalzo».
Dove
vorrebbe essere sepolto?
«In un luogo discreto senza che ci sia troppa memoria di me. In realtà da
vent’anni c’è un accordo con il Cimitero dei servi di Maria a Monte Senario,
vicino a Firenze. Ma oggi ho più dubbi, desidero un posto più semplice e
comune».
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