C'è confusione a Sx.
Troppi ex magistrati
MARIA ELENA BOSCHI, sottosegretari alla Presidenza del Consigli
Torno di nuovo sulla vicenda Banca Etruria. Mi scuserete ma credo sia necessario.
Ripeto ciò che ho sempre detto: il fatto che mio padre sia stato per qualche mese vicepresidente della Banca non ha impedito al nostro governo di commissariarlo, come avremmo fatto con chiunque altro si fosse trovato in analoga situazione.
La legge è uguale per tutti.
Altro che conflitto di interessi: noi abbiamo mandato a casa quel CdA. La verità è semplice: se mio padre ha commesso reati ne risponderà come privato cittadino. Con tutti i doveri e tutte le garanzie previste dalla legge. Al momento non è neanche rinviato a giudizio. Ma comunque è una sua vicenda personale, certo non del PD.
La legge è uguale per tutti.
Si utilizza la vicenda Banca Etruria per mettere in secondo piano le vere vicende, complicate, del sistema bancario italiano. Onestà intellettuale vorrebbe che si riconoscesse che questo atteggiamento è sbagliato e segue l'obiettivo della polemica politica, non della tutela dei risparmiatori.
Chi ha sbagliato ad Arezzo ha pagato e pagherà. Spero che accada anche altrove.
Ma se vogliamo difendere i cittadini che hanno perso i risparmi da Ferrara a Vicenza, nelle Marche come in Toscana, dobbiamo verificare le vere responsabilità. Noi siamo interessati agli atti, non alle strumentalizzazioni.
Qualcuno usa questa vicenda da due anni per attaccare me e il PD. Io penso che sarebbe più giusto fare chiarezza sugli errori fatti da tanti per non sbagliare più.
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PIETRO GRASSO, ex magistrato, oggi uomo politico
Una giornata incredibile, emozionante, partecipata. Tocca a noi far sì che tutti, nessuno escluso, siano Liberi e Uguali. Io ci sono!
ANTONIO INGROIA, ex magistrato, oggi uomo politico.
“Non è tutt’oro quel che luccica. Noi siamo molto critici nei confronti del progetto politico che è nato da questa fusione a freddo tra MDP, SI e Possibile e che ha prodotto questa leadership costruita in laboratorio a tavolino.
La nostra idea, come Mossa del cavallo e Lista del popolo, è che è finito il tempo dei professionisti della politica che costruiscono i leader in laboratorio. E’ il momento in cui, di fronte all’astensionismo che è il primo partito del Paese, bisogna cambiare metodo, bisogna cambiare persone. Con tutto il rispetto del collega Grasso, lui non è una faccia nuova e ci vogliono facce nuove”.
“Grasso è stato un magistrato di grande esperienza, coraggio, capacità professionali, ma bisogna ricordarsi che è diventato procuratore nazionale antimafia per una legge ad personam di Berlusconi per impedire a Caselli di ricoprire quel ruolo e lo stesso Grasso in un’intervista disse che il governo Berlusconi meritava una menzione speciale per la sua attività antimafia. Pietro Grasso non è di sinistra, non lo è stato nelle sue contiguità con la politica. Anche quando Caselli fu nominato procuratore di Palermo, Grasso era il candidato dell’allora ministro della giustizia Martelli, quindi non aveva una posizione di sinistra sinistra. Poi è stato sostenuto dal governo Berlusconi contro Caselli. Non volle sottoscrivere l’appello della procura di Palermo contro l’assoluzione di Andreotti in primo grado. E’ stato molto cauto e prudente su trattativa Stato-mafia e l’inchiesta Dell’Utri, legittimamente, ma possiamo dire che è stato un magistrato cauto”.
ANTONIO DI PIETRO, ex magistrato, oggi uomo politico
“Non ho sentito Grasso”, ma “ho dato la mia disponibilità a rientrare in Parlamento per far sentire la voce, che oggi è sempre più flebile, della legalità e dello Stato di diritto”.
“Purtroppo – ha aggiunto l’ex leader dell’Italia dei Valori – c’è una conflittualità interna nell’area, di mio riferimento, del centrosinistra in cui ognuno mi chiede di candidarmi contro l’altro. Mi resta difficile candidarmi contro mio fratello. Se da Mpd mi si chiede di andare contro il Pd rispondo che sono stato al governo con il Pd. Se il Pd mi chiede di candidarmi contro Mpd rispondo che stavo al governo con Bersani”.
“Due fratelli – ha concluso Di Pietro – possono litigare e non andare d’accordo ma rispetto ad un avversario politico comune è come andare in guerra e lasciare agli altri tutta l’armata, mi sembra un controsenso. Preferirei essere accusato di voler ricostruire uno Stato della giustizia con Grasso a Palermo e io a Milano come avvenne ai tempi di Mani Pulite piuttosto che avere uno Stato criminale”.
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