Quando la classe dirigente di un
Paese passa in mano agli incompetenti e
agli arruffoni ...
GIANFRANCO PASQUINO, politolgo
Quando leggo che nel PD bisogna che le federazioni locali si "allineino" al vertice, mi viene in mente la Gleichschaltung nazista. Esagerato !
OSCAR GIANNINO, giornalista
Pessima cosa alzare ostacoli normativi di accesso agli atti amministrativi da parte della stampa.
Pessima, cara Raggi..
Su La Repubblica di oggi
Una strana proposta di delibera proposta dall'Amministrazione Comunale di Roma modifica il regolamento sulla trasparenza amministrativa del Campidoglio. Si vorrebbe limitare l’accesso agli atti comunali da parte di giornalisti e addirittura di consiglieri eletti:
Un provvedimento che dovrà essere approvato dal Consiglio e che introduce due nuovi articoli, il 39 e il 40, che limitano la possibilità di accedere agli atti comunali da parte di giornalisti, consiglieri, assessori e presidenti dei quindici Municipi di Roma.L’articolo 39 riguarda i rapporti con i media e i social network e stabilisce che «i dirigenti chiamati all’attuazione delle diverse forme di accesso agli atti tengono in considerazione il rilievo pubblico, il potenziale uso strumentale e il danno all’immagine che le risposte dell’amministrazione possono generare attraverso la loro pubblicazione sui social network, sui blog o sulle piattaforme web realizzate per la promozione e la difesa del diritto dell’informazione».
In pratica, la sindaca del M5S, da paladino della trasparenza amministrativa intende decidere cosa i giornali potranno pubblicare o no riguardo al Campidoglio e definisce a priori – a suo insindacabile giudizio e dimenticando che il principio che regola l’informazione è la veridicità e l’obiettività della notizia – cosa potrebbe essere «usato strumentalmente» dalle testate giornalistiche:
Con l’articolo 40 la giunta intende limitare l’accesso agli atti da parte degli amministratori municipali. Il principio che regola questo paragrafo è che le richieste di consiglieri, assessori e presidenti di Municipio non costituiscano «un aggravio ingiustificato per gli uffici». Chi sia (e in basi a quali criteri) a stabilire se la richiesta costituisca una mole eccessiva di lavoro per i dipendenti capitolino, non è dato saperlo. «Ma numerose sentenze del Tar precisano che il presunto aggravio per gli uffici non è motivazione sufficiente per un diniego».
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