Dopo i malgoverni Crocetta (pd)
dopo il disinteressi idrogeologici
arrivano ... ...
GIOVANNI PEPI, giornalistaOgni siciliano ha un debito 1.583 euro, nelle altre (regioni) si è a 1.088, il 45% in meno.
In questa Legislatura (ndr. col pd Crocetta) , il debito della Regione è aumentato del 41%. Tra entrate e uscite c’è ormai una differenza strutturale.
Nell’isola (ci sono) un quarto dei “regionali” italiani, e un terzo dei dirigenti.
Il regionali diretti sono 18.075 ..” Ma , i conti non si fermano qui…
Ci sono i pensionati ancora a carico del bilancio regionale, i 45.304 della sanità, i 23.487 della forestazione, i 7.113 delle società partecipate, poi le migliaia di precari presso i Comuni, gli ex PIP, gli ASU, i Consorzi di Bonifica, la Resais, la formazione e più di recente i dipendenti fuoriusciti dai processi di liquidazione….
Nel 2007, inizio della grande crisi, la Sicilia ha perso il 12% della ricchezza prodotta (PIL) l’Italia il 6. Di sostegni finanziari e supporti istituzionali c’è bisogno eccome. Ma, essendo questi i numeri, chi si candida deve non solo dire che cosa , con lui presidente, farebbe la Regione per cambiare la Sicilia.
OSCAR GIANNINO, giornalista
Le vittime di Livorno e le inondazioni stradali a Roma ci restituiscono alle amare cronache di ogni inizio d’autunno italiano, da qualche decennio a questa parte. L’Italia è esposta al rischio sismico per ragioni tettoniche, e abusi e indifferenza a criteri antisismici moltiplicano le vittime (basta paragonare, purtroppo, le decine di vittime in Messico per un sisma di intensità superiore a 8, rispetto alle centinaia in Italia per scosse molto meno toste). Ma il rischio idrogeologico italiano, che miete caduti ogni autunno, quello è tutta colpa dei criteri con cui si è costruito e cementato, interrando rii e torrenti per edificarvi in prossimità se non sopra. La differenza, da qualche anno a questa parte, è che le precipitazioni anche in Italia risentono del cambiamento climatico in corso, e dopo estati arroventate le celle temporalesche possono concentrare in aree e intervalli temporali ristretti precipitazioni molto o del tutto anomale, alla luce delle serie storiche (ma non parliamo por favore di fenomeni e tempeste "tropicali" in Italia, leggete le parole ferme contro le banalizzazioni giornalistiche in materia che usa il fisico dell'atmosfera Franco Prodi).
E’ quanto avvenuto ieri notte a Livorno: nel territorio sono caduti 260mm d’acqua di cui 230 in 3 ore, con punte fino a 38mm in un quarto d’ora. Mentre più contenuto è stato il nubifragio che si è accanito per alcune ore a Roma: non oltre i 100mm d’acqua, ma tale da allagare diverse zone della Capitale, inondare i sottopassi, abbattere alberi, provocare black out elettrici e traffico impazzito in aree con l’acqua arrivata a quasi mezzo metro sulle carreggiate.
Mentre ancora a Livorno si cercano dispersi, facciamo volentieri a meno di polemiche politiche. Il nostro compito è solo ricordare che ci sono enormi colpevolezze umane da sanare nell’eccesso di rischio idrogeologico italiano. E che la svolta vera sarà quando i sindaci neoeletti, di ogni colore, capiranno che occorre immediatamente rendersi consapevoli dei maggiori fattori di rischio da fronteggiare con cantieri e interventi d’emergenza. Invece di sperare che non piova, riservandosi magari poi di polemizzare con chi è venuto prima e ha trascurato i propri doveri. Tutti, li hanno trascurati: questa è l’amara verità.
Non ci siamo fatti mancare la condanna a 5 anni di detenzione per l’ex sindaco di Genova, Marta Vincenzi, per l’esondazione del torrente Fereggiano che provocò sei vittime, il 4 novembre 2011. Per omicidio colposo plurimo, aver sottovalutato gli allarmi della protezione Civile, e aver falsificato ex post la ricostruzione di quanto avvenuto per alleviare la propria responsabilità. Ma è evidente, non si può delegare alla magistratura un compito che gli amministratori locali devono essi sentire come proprio primo dovere.
Si dirà: belle parole, ma mancano i soldi. Ai soldi ci arriviamo subito. Ma guardiamoci bene allo specchio. Prima dei soldi è la consapevolezza del rischio che corriamo, a mancare. Anche a Livorno le vittime vengono dall’esondazione di tre rii, Ugiano, Rio Maggiore e Rio Ardenza, perché si è costruito con criteri che non hanno tenuto in considerazione gli effetti di bombe d’acqua di tale intensità. Quanto a Roma, non prendiamoci in giro. Lo stato di incuria di caditoie, fogne e tombini è frutto di incurie decennali. La finanza pubblica del Campidoglio e delle sue partecipate è prostrata. Ma neanche con la giunta in carica si è avuta la sensazione dell’allarme pubblico manifestato in anticipo a tutte le istituzioni, ogni qual volta la Capitale fosse colpita da bombe d’acqua se non si fosse messo mano a interventi immediati.
Sull’inadeguatezza delle risorse che spendiamo contro il rischio idrogeologico, quantitativa e qualitativa cioè relativa a quanto male spendiamo il poco che spendiamo, il più recente quadro d’insieme è stato dato quest’estate da Mauro Grassi, il direttore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche: ed è stato merito da riconoscere al governo Renzi, aver finalmente istituito a palazzo Chigi questa nuova cabina di regia nazionale. Negli ultimi decenni il danno arrecato dalle calamità naturali all’Italia può essere stimato in circa 6-7 miliardi in media l’anno: 60-70 miliardi di danni (e vittime, purtroppo) in un decennio. A fronte dei quali lo Stato, in tutte le sue articolazioni centrali e periferiche, con manica larga includendo tutti gli interventi realizzati di cui molti assai discutibili, e comprendendo anche fonti di finanziamento europee, ha speso meno di 10 miliardi in prevenzione. Credere di poter spendere per la prevenzione in un rapporto di solo 1 a 7, rispetto ai danni che si verificano, aumenta le vittime e obbliga a spendere molto di più ex post, per l’emergenza e la ricostruzione di edifici, capannoni, infrastrutture.
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