Siamo a settembre, ma non è detto che la lunga estate senza piogge in Sicilia sia alle nostre spalle. Sui giornali leggiamo che la Regione ha avviato una sorta di conta dei danni della lunga stagione di siccità, che per noi di Contessa Entellnaa si prolunga dal due aprile scorso quando vennero giù le ultime piogge.
Secondo la Coldiretti la lunga siccità interessa i 2/3 dell'intero territorio nazionale e si associa alle pessima gestione delle reti di approvvigionamento idrico, sia che interessino l'alimentazione umana che quella agricola. In Italia tutte le reti idriche somigliano ai colabrodo, perdono dal 40 al 50% del prezioso liquido.
Non mancherà ancora molto, e se le piogge non arriveranno, e l'Italia -paese che fa parte del G7- farà sapere al mondo di essere diventato un paese arido e in affanno nel servizio pubblico rivolto a dissetare i campi agricoli e (forse pure) la propria popolazione.
La colpa sarà, certamente, di una estate di siccità però congiunta ai cronici problemi di sempre: "La mancata attenzione alle reti idriche del Paese" che in altri termini significa: manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le specifiche opere di infrastrutture, bacini agricoli aziendali, casse di espansione dei fiumi per raccogliere acque.
A fronte di quanto descritto servono, soprattutto, classi dirigenti-politiche che possiedano cognizione e sensibilità dei problemi che riguardino le collettività e che non siedano dietro un scanno in attesa della fine del mese per riscuotere l'indennità di carica.
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