Mosaico nella
Cattedrale Ortodossa di Tirana
|
Per quanto mi riguarda non è stato il
solito viaggio di un turista italiano all’estero, ma si è trattato di un percorso
storico culturale alla ricerca delle nostre origini e delle nostre radici.
Premetto che per me è stato il primo
viaggio in Albania, anche se in passato, negli anni 80, ero stato nel Kossovo
per seguire un corso di albanese di
circa un mese presso l’università di Pristina. In quella circostanza avevo
visitato anche Prizren e altri centri albanofoni del Kossovo, alcuni centri
albanofoni del Montenegro, nonché i luoghi del Kossovo in cui si erano svolte
alcune storiche battaglie tra gli eserciti cristiani e quelli dei turchi
ottomani (Piana dei Merli).
Nell’Albania di oggi ho cercato di
cogliere degli aspetti comuni che riguardavano i cognomi, lo stile di vita, le tradizioni
religiose e altri aspetti del vivere comune.
Cattedrale ortodossa di Tirana
Foto di gruppo col vescovo ausiliare
|
I Musacchia sono presenti a Berat. Nel
Castello di Berat vi è una via intitolata a Gjon Muzaka. I Muzaka erano i
principi di Berat, uno di loro era cognato dello Skanderbeg per averne sposato
la sorella ed è morto combattendo contro i turchi davanti a Sfetigrad in una
delle battaglie che gli eserciti ottomani condussero contro l’eroe albanese.
I Cuccia o Cucchia, in albanese Ku¢i, Kuqi o Kuka, sono presenti in varie zone
dell’Albania. Durante la nostra permanenza a Tirana abbiamo letto l’annuncio
funebre di un Kuqi.
La statua di Pal Kuka è presente nel museo nazionale di Kruja nella sezione dei principali collaboratori dello Skanderbeg, con la didascalia che si trattava di un diplomatico. I testi di storia che parlano delle gesta di Skanderbeg riferiscono, oltre alle missioni diplomatiche di Pal Kuka, di un Giorgio Kuka cappellano di Skanderbeg, di un Giorgio Kuka, ufficiale dell’esercito albanese, caduto nelle mani dei turchi e da questi scorticato vivo, assieme ad altri sette eroi, di un Bajano Kuka. Un Oso Kuka è stato un eroe albanese di Scutari e la sua abitazione è in atto adibita a Museo.
La statua di Pal Kuka è presente nel museo nazionale di Kruja nella sezione dei principali collaboratori dello Skanderbeg, con la didascalia che si trattava di un diplomatico. I testi di storia che parlano delle gesta di Skanderbeg riferiscono, oltre alle missioni diplomatiche di Pal Kuka, di un Giorgio Kuka cappellano di Skanderbeg, di un Giorgio Kuka, ufficiale dell’esercito albanese, caduto nelle mani dei turchi e da questi scorticato vivo, assieme ad altri sette eroi, di un Bajano Kuka. Un Oso Kuka è stato un eroe albanese di Scutari e la sua abitazione è in atto adibita a Museo.
Secondo alcune ricerche i Cuccia, o almeno
una parte di essi, provenivano dalla città di Himarë , nella prefettura di
Vlorë e da lì emigrarono in Italia
meridionale e Sicilia, il Chetta invece li ritiene originari della Macedonia,
da un’area vicina all’attuale Albania.
Cattedrale Ortodossa di Corcia |
Le zone dove mi sono meglio trovato a
livello linguistico sono Argirocastro e Kruja ma mi sono trovato bene anche a
Tirana. Molti si
sono complimentati per
il nostro albanese.
Con altri, soprattutto
del nord dell’Albania, la
comprensione era più difficile.
Non so se sia fondata l’ipotesi che vuole gli
Arbëreshë di Sicilia originari della zona di Himarë , sicuramente siamo
originari da quelle regioni a confine tra Albania e Grecia (ciò è dimostrato
dal fatto che la nostra lingua è più vicina al Tosco del sud dell’Albania e che
nel nostro lessico sono presenti diversi termini greci).
Moltissimi albanesi, inoltre, erano andati
nel Medio Evo a ripopolare la Morea, nel Peloponneso, e
quando questa regione è stata occupata dai Turchi molti di essi sono
fuggiti e hanno trovato riparo nella Magna Grecia.
Comunque chi si vuole recare in Albania,
pur non essendo arbrësh, può contare sul fatto che la conoscenza dell’italiano
è molto diffusa.
Tirana risente molto del periodo di
presenza dell’Italia (non solo negli anni di unione tra i due stati 1939/1943
ma anche nel periodo precedente) e molte strade ed edifici sono stati
progettati da architetti e ingegneri Italiani.
Sono
stati realizzati da
italiani gli edifici
di molti Ministeri,
della Banca centrale,
del Comune e dell’Università. Lo stile architettonico
risente naturalmente della cultura urbanistica imperante nel periodo fascista.
una via della città di Berat nel Castello fortezza |
Nel periodo di occupazione italiana (anche
se giuridicamente si trattava di una unione personale di due Regni nella
persona di un unico re: Vittorio Emanuele III), facevano parte del regno non
solo l’Albania ma anche il Kossovo. Si era perciò in parte realizzata la
costituzione della grande Albania che costituisce l’aspirazione di tanti
albanesi.
Ma torniamo agli aspetti più specifici
della visita. Una delle mie curiosità era quella di vedere se fosse esistita in
Albania una tradizione ortodossa
bizantina, anche artistica, distinta da quella greca.
Ebbene, la risposta è positiva. Dalla
visita delle chiese storiche (quelle non distrutte dal regime comunista) e dei
musei si può senza alcuna ombra di dubbio dedurre che la presenza bizantina nel periodo
dell’Arbëria, ma anche dopo la morte di Skanderbeg, era notevole. Dalla visita
delle chiese ortodosse di Voskopoja, di Berat, di Elbasani, di Argirocastro e
soprattutto dei musei: (il Museo Onufri di Berat, il Museo medioevale di Corcia,
il Museo storico nazionale di Tirana) si rileva la presenza di artisti albanesi
di chiara fama che hanno operato non solo in Albania ma anche in Grecia e
addirittura sul monte Athos. Tra gli artisti
oltre al già citato Onufri, si citano Kostantin Shpataraku, David
Selenica le cui opere sono esposte nei musei citati.
Questi artisti hanno continuato ad operare
anche dopo la conquista dell’Albania da parte dei Turchi.
Sono risorte invece, dopo la fine del
comunismo le cattedrali ortodosse, al
posto di quelle distrutte dal regime. Noi abbiamo visitato quella di Saranda, di Berat, di Corcia, di Tirana
(queste ultime due imponenti ed entrambe
dedicate alla Resurrezione di Cristo).
Mi sembra opportuno sottolineare che
il grande mosaico del Cristo
pantocratore realizzato nella cupola della cattedrale di Tirana è opera
dell’artista Droconiku che ha operato pure a Contessa realizzando i mosaici
esterni della Chiesa della Santissima
Annunziata e di San Nicolò.
Il suddetto artista, che in passato
durante il periodo comunista, aveva realizzato con altri il grande mosaico del Popolo albanese sulla facciata
del
museo
storico nazionale di
Tirana, ha composto
numerosi mosaici di
tema religioso nelle
chiese dell’Eparchia di Lungro e anche nella chiesa della Martorana di
Palermo.
La visita della cattedrale ortodossa di
Tirana è stata molto dettagliata e le spiegazioni sono state fornite direttamente
dal Vescovo ausiliare che ci ha amichevolmente accolti.
Delle chiese cattoliche visitate la più
importante è stata la cattedrale di santo Stefano a Scutari. La suddetta chiesa,
che può contenere 6000 fedeli in piedi, durante il regime comunista era stata
trasformata in palazzetto dello sport. Particolarmente toccante è l’esposizione
dei ritratti dei religiosi martirizzati durante il periodo comunista. Nella
cattedrale di Scutari abbiamo assistito ad alcune funzioni religiose officiate
in lingua albanese.
Nell’ambito della religione cristiana vi è
pure una presenza di chiese protestanti.
Una caratteristica di Scutari ma anche di
moltissimi altri centri dell’Albania è la vicinanza in cui sorgono la chiesa
cattolica, quella ortodossa e la moschea.
Questo dimostra lo spirito di tolleranza
in materia religiosa che caratterizza l’Albania.
Un discorso a parte merita l’adesione
numerosa alla religione islamica che ha caratterizzato l’Albania rispetto ad
altri stati dei Balcani. In atto la presenza cattolica è più forte al nord,
dove era più vicina la Repubblica di Venezia e la presenza dei francescani.
Soprattutto è rimasta sempre cattolica la regione del Mirdita che per il suo
isolamento non è stato oggetto di penetrazione eccessiva da parte del potere
turco.
La presenza ortodossa è stata più forte a
sud e a est, soprattutto nella regione di Corcia. Nel resto dell’Albania è
penetrata meglio la religione islamica, mentre nelle grandi città sono presenti
tutte le fedi religiose. Nell’ambito degli islamici oltre ai sunniti, che sono
la maggioranza vi è una minoranza di bektasciani. A questa setta che viene ritenuta eterodossa
aderivano in passato quasi tutti i Giannizzeri. La conversione di molti
cristiani alla religione islamica è dovuta, secondo alcuni studiosi, alla
ricerca di privilegi di natura fiscale (non pagare la tassa che i cristiani dovevano
pagare al sultano) e soprattutto non pagare la devshirme o tassa del sangue
(per cui ogni famiglia cristiana doveva rinunciare per sempre a un proprio figlio
per darlo al
Sultano affinché fosse
arruolato nel corpo
dei Giannizzeri). L’adesione all’islamismo non è avvenuto però
all’atto della conquista dell’Albania da parte dei Turchi ma in epoche successive. Essa si spiega anche
con la necessità per gli albanesi di differenziarsi nel Kossovo dagli slavi (di
religione ortodossa) e dai Greci nell’Epiro e nella Ciamuria (anche essi di
religione ortodossa) soprattutto nel periodo storico della dissoluzione
dell’impero turco in cui greci e slavi tendevano a negare il sorgere di una nazione
e di uno stato albanese.
Il pluralismo religioso ha anche
caratterizzato i grandi personaggi dell’Albania.
Il Castriota, nel riabbracciare il
cristianesimo, dopo il periodo passato alla corte del sultano è diventato cattolico
e interloquiva coi papi, la madre e la moglie invece erano ortodosse.
Il visitatore non legato, particolarmente,
alla storia dell’Albania, come può essere un arbrësh, troverà comunque bellezze
paesaggistiche e artistiche che da sole giustificano una visita. Nella terra
delle aquile oltre incantevoli spiagge troverà montagne e pianure verdeggianti.
Fiumi e grandi laghi (il lago di Scutari, il lago di Ocride, il lago di
Butrint, il lago di Prespa). Troverà, inoltre, sorgenti naturali come quella di
Syri i Kaltër (Occhio azzurro) dei siti archeologici e monumentali che per la
loro bellezza sono Patrimonio dell’Unesco.
Noi abbiamo visitato il sito archeologico
di Butrinto, caratterizzato dall’architettura, romana, bizantina e veneziana e
secondo la leggenda anche da quella troiana, il sito di Argirocastro,
caratterizzato dalle costruzioni tipiche del periodo ottomano, quello di Berat famoso per le mille
e una finestre. Ma oltre a questi tre siti, patrimonio dell’Unesco, vi sono
altri siti archeologici notevoli come quello di Apollonia, castelli storici
come quello di Scutari, Berat e della stessa Argirocastro.
Ogni turista troverà, inoltre, particolarmente
vantaggioso visitare l’Albania per i
prezzi contenuti, in particolar modo quelli
degli alberghi e dei ristoranti.
Le mie sono delle considerazioni di un
viaggiatore legato alla propria storia e alle proprie tradizioni, appassionato
lettore di libri di storia sin dalle scuole dell’obbligo ma sicuramente non sono uno storico di professione. Mi
scuso, pertanto, sin
da ora per
eventuali analisi che
potrebbero essere ritenute scientificamente non provate. Ho
raccontato i fatti e operato le mie analisi sulla base degli elementi che avevo e
ho effettuato i
collegamenti sulla base
delle mie conoscenze
e delle mie
letture storiche, sicuramente
con onestà ed effettuando le verifiche
che sono stato in grado di fare, il resto lo lascio agli storici di
professione.
Concludo dicendo che l’Albania è un paese
bellissimo e, per ora, in forte espansione economica (per certi versi ricorda
l’Italia del secondo dopoguerra). In essa ho ricercato e trovato le radici di
un popolo, quello degli arbëreshë che per più di 550 anni ha saputo conservare
in Italia, la propria lingua, i propri usi e le proprie tradizioni.
Nessun commento:
Posta un commento