In Italia tutti rubano, chi in un modo chi in un altro
La corruzione è un male antico che ha sempre inquinato la natura umana.
Nel 70 avanti Cristo lo testimonia il senatore romano Cicerone che nelle sue famose orazioni per sostenere l'accusa contro il pretore della Sicilia Gaio Licinio Verre scriveva: "Così muore uno Stato. Il sottrarre ad altri per sé e per la propria fazione è più contrario alla salute dello Stato che la guerra e la carestia".
Nelle pieghe della corruzione si nasconde infatti
--il disprezzo verso il bene comune,
-- e l'anteporre il proprio particolare all'interesse generale.
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"Ci farà bene tornare a ripeterci
l'un l'altro: "Peccatore sì, corrottono!", e a dirlo con timore,
perché non succeda che accettiamo lo stato di corruzione come fosse solo un
peccato in più.
"Peccatore, sì". Che bello poter sentire e dire questo, e allo stesso tempo immergerci nella misericordia del Padre che ci ama e ci aspetta ad ogni istante. "Peccatore, sì", come diceva il pubblicano nel tempio ("O Dio, abbi pietà di me peccatore!", Lc 18,13); come provò e disse Pietro, prima con le parole ("Allontanati da me, Signore, che sono un peccatore", Lc 5,8) e poi con le lacrime al sentire il canto del gallo quella notte, momento che Bach plasmò nella sublime aria "Abbi pietà di me, Signore".
"Peccatore, sì". Che bello poter sentire e dire questo, e allo stesso tempo immergerci nella misericordia del Padre che ci ama e ci aspetta ad ogni istante. "Peccatore, sì", come diceva il pubblicano nel tempio ("O Dio, abbi pietà di me peccatore!", Lc 18,13); come provò e disse Pietro, prima con le parole ("Allontanati da me, Signore, che sono un peccatore", Lc 5,8) e poi con le lacrime al sentire il canto del gallo quella notte, momento che Bach plasmò nella sublime aria "Abbi pietà di me, Signore".
"Peccatore, sì", così come
Gesù ci insegna con le parole del figliol prodigo: "Ho peccato contro il
Cielo e contro di te" (Lc 15,21) e dopo non seppe continuare il discorso
perché rimase ammutolito per il caldo abbraccio del padre che lo aspettava.
"Peccatore, sì" come ci fa dire la Chiesa all'inizio della messa ed ogni volta che guardiamo il Signore crocefisso.
"Peccatore, sì" come disse Davide quando il profeta Natanaele gli aprì gli occhi con la forza della profezia (2Sam 12,13).
"Peccatore, sì" come ci fa dire la Chiesa all'inizio della messa ed ogni volta che guardiamo il Signore crocefisso.
"Peccatore, sì" come disse Davide quando il profeta Natanaele gli aprì gli occhi con la forza della profezia (2Sam 12,13).
Ma quanto è difficile che il vigore profetico sciolga un cuore corrotto!
È talmente arroccato nella soddisfazione della sua autosufficienza da non lasciarsi mettere in discussione.
"Accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio" (Lc 12,21).
Si sente a suo agio e felice come quell'uomo che pianificava la costruzione di nuovi granai (Lc 12,16-21), e se le cose si mettono male conosce tutte le scuse per cavarsela, come ha fatto l'amministratore corrotto (Lc 16,1-8) che ha anticipato la filosofia [...] del "fesso chi non ruba".
Il corrotto ha costruito un'autostima che si fonda esattamente su questo tipo di atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell'opportunismo, a prezzo della sua stessa dignità e di quella degli altri.
Il corrotto ha la faccia da non sono stato io, "faccia da santarellino" come diceva mia nonna. Si meriterebbe un dottorato honoris causa in cosmetica sociale.
E il peggio è che finisce per crederci.
E quanto è difficile che lì dentro possa entrare la profezia! Per questo, anche se diciamo "peccatore, sì", gridiamo con forza "ma corrotto, no!".
Una delle caratteristiche del corrotto di fronte alla profezia è un certo tipo di complesso di "inquestionabilità". Si offende dinanzi a qualunque critica, discredita la persona o l'istituzione che la emette, fa in modo che qualsiasi autorità morale in grado di criticarlo sia eliminata, ricorre a sofismi ed equilibrismi nominalistico-ideologici per giustificarsi, sminuisce gli altri e attacca con l'insulto quelli che la pensano diversamente (cfr. Gv 9,34).
Il corrotto è solito perseguitarsi inconsciamente, ed è tale l'irritazione che gli genera questa autopersecuzione che la proietta sul prossimo e, da autoperseguitato, si trasforma in persecutore.
San Luca mostra la furia di questi uomini (cfr. Lc 6,11) di fronte alla verità profetica di Gesù: "Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù".
Perseguitano imponendo un regime di terrore su tutti coloro che li contraddicono (cfr. Gv 9,22) e si vendicano espellendoli dalla vita sociale (cfr. Gv 9,34-35).
Temono la luce perché la loro anima ha acquisito le caratteristiche del lombrico: nelle tenebre e sotto terra.
Il corrotto compare nel Vangelo giocando con la verità: ingannando Gesù (cfr. Gv 8,1-11; Mt 22,15-22; Lc 20,1-8), cospirando per toglierlo di mezzo (cfr. Gv 11,45-57; Mt 12,14), corrompendo chi potrebbe tradire (cfr. Mt 26,14-16) o i funzionari di turno (cfr. Mt 28,11-15).
San Giovanni li include in una sola frase: "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Gv 1,5).
Uomini che non accolgono la luce.
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