GIORNALE DI SICILIA
Condannata la "nuova" mafia di
Corleone. Il Gup di Palermo Fabrizio La Cascia ha inflitto 15 anni al boss
Rosario Lo Bue, pastore ma a capo del mandamento di Rima e Provenzano. Dieci
anni a Vincenzo Pellitteri, 9 anni a Roberto e Salvatore Pellitteri del '92; 8
anni e 8 mesi Salvatore Pellitteri del '76; e 6 anni e 8 mesi a Pietro
Pollichino.
Lo Bue era finito nelle maglie della giustizia in particolare
nell'operazione "Grande Passo 3" nel novembre 2015. I boss di Corleone
tenevano saldamente il controllo del territorio e della sua economia.
Disponevano di armi e progettavano omicidi. Tra gli obiettivi l'allora ministro
dell'Interno Angelino Alfano, colpevole ai loro occhi di avere aggravato il 41
bis: «Gli faremo fare la fine di Kennedy», dicevano mentre erano intercettati,
sostenendo che era stata Cosa nostra a uccidere il presidente degli Stati
Uniti, a Dallas, il 22 novembre 1963.
Nelle intercettazioni ambientali in
carcere - tra agosto e novembre 2013 - Riina è stato sentito minacciare il Pm
Nino Di Matteo e se la prendeva proprio con Alfano, a causa dell'inasprimento
del 41 bis, vero assillo del capomafia. E poi c'era il progetto di uccidere un
imprenditore, ma il mandamento non era compatto. Le due storiche anime, quella
prudente e quella platealmente violenta, in una sorte di riproposizione delle
opposte visioni dei padrini Bernardo Provenzano e Totò Rima, continuavano a
scontrarsi.
Nella rete dell'indagine coordinata dal procuratore aggiunto
Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis, Caterina Malagoli e Gaspare
Spedale, finirono in sei. L'operazione seguiva le due precedenti che tra il
settembre 2014 ed il gennaio del 2015 avevano colpito gli esponenti delle
cosche di Corleone e Palazzo Adriano. Individuato il capo mandamento proprio in
Rosario Lo Bue, fratello di Calogero già condannato per il favoreggiamento di
Provenzano, di cui condivideva la linea del basso profilo. Ricostruito
l'assetto del mandamento mafioso di Corleone (uno dei più estesi) ed in
particolare dei clan attivi sul territorio dell'Alto Belice dei comuni di
Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. E documentata la caratura della figura di
Lo Bue, capo carismatico e fautore di una linea d'azione prudente. Proprio
questo suo modo di condurre le attività del mandamento ha creato non poche
fibrillazioni negli assetti corleonesi. In particolare, Antonino Di Marco,
arrestato a settembre 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni di Runa,
in più occasioni ha contestato il modo in cui Lo Bue gestiva l'organizzazione.
Le attività investigative hanno dunque, ribadito che sussistono due anime
contrapposte, l'una moderata e l'altra più oltranzista.
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