StatCounter

domenica 26 marzo 2017

Economia. Nel mondo globalizzato ... la democrazia

Una scheda sul perché l'Unione annaspa
(con spunti tratti da uno studio della Fondazione Pietro Nenni)

Il Mec (Mercato Comune Europeo) nacque nel dopo guerra.

1) Con il Trattato di Parigi (1951), si diede origine alla CECA con l’idea di un percorso a tappe verso l’integrazione europea, come auspicato da Robert Schuman, uno dei padri fondatori: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta”.

2) Trattati di Roma – firmati il 25 marzo 1957 
Si diede forma alla Comunità Economica Europea.
Le Comunità europee esistenti erano allora la CEE, l’EURATOM e la CECA, le quali agivano su settori che interessavano 
-l’unione doganale, 
-l’approvvigionamento 
-e la condivisione comune di materie prime. 
Ossia nient’altro che un’integrazione economica.
Il “funzionalismo”: la realizzazione era all'insegna di un passaggio di sovranità graduale dagli stati nazionali alla Comunità Europea, in favore di una cooperazione internazionale che coinvolgeva settori limitati ma via via più ampi.

La logica economica che vigeva nell’Europa Occidentale di allora era quella dello “Stato keynesiano”.
Keynes affermava che l’economia non si autoregola e che necessita  del contributo dello Stato. Esisteva quindi -in quella logica- il primato della politica sull’economia.
L’economia doveva essere in quel contesto delle origini uno strumento per il raggiungimento dell’obiettivo dell’integrazione politica.

Dopo Bretton Woods nel ‘71
Il sistema keynesiano viene abbandonato successivamente alla sospensione degli accordi di Bretton Woods nel’71 e ancora più dopo la crisi petrolifera del ’73, dando spazio a quello che sarà il nuovo modello economico che rimanda all'economista neoclassico Milton Friedman, esponente della Scuola di Chicago.

Il modello viene adottato dalle forze politiche di orientamento liberale, Thatcher e a Reagan, per cui lo Stato non deve intervenire nell’economia, lasciando che questa agisca autonomamente secondo le sue necessità.
La cosiddetta “economia mista”, quella dello Stato keynesiano, inizia pertanto a sparire gradualmente, criticata per non essere riuscita ad impedire la crisi degli anni ’70.
Il passaggio verso la liberalizzazione dell’economia, avviene in modo netto sull'intera area europea nel 1992, quando viene ratificato il Trattato di Maastricht. Quest’ultimo ribalta e nega l’intero processo di integrazione europea dal ’57 fino ad allora.

Da Maastricht in poi il modello economico sarà quello liberista e la moneta unica non sarà garantita da alcun potere sovrano.
L’economia sarà investita di maggiori poteri, derivanti dal grado di libertà concessa, e le sue lacune non hanno tardato a venir fuori.

I Problemi
Il primo lustro dopo l’introduzione dell’Euro (2002) è stato accompagnato da un discreto periodo di crescita, ma l’effetto di impoverimento nei paesi dell’Europa mediterranea, dovuto all’ascesa dei prezzi (che seguono una logica extra-nazionale) e alla discesa dei salari (che seguono, invece, una logica nazionale), non si è fatto attendere.
Le criticità maggiori sono state messe in luce però dall’attuale crisi che ha origine nel 2008.

Gli economisti hanno riscontrato che in una fase di crescita, lo sviluppo ha toccato tutti i paesi, in modo proporzionale alla grandezza delle economie. In fase di contrazione però, non tutti i paesi hanno gli stessi strumenti e le stesse risorse per venir fuori dalla crisi.

Uno degli scenari plausibili sarebbe
--una politica di solidarietà che consiste nel pagamento anticipato, da parte dei paesi più ricchi (Germania e Francia), dei debiti dei paesi meno ricchi (Grecia in primis), i quali mantengono l’impegno di restituire il debito in futuro.
--Lo scenario peggiore che si potesse verificare è, invece, proprio quello che è accaduto. Un paese come la Grecia, che partiva nel 2008 con un debito di circa 30 miliardi, arriva oggi, a causa delle politiche di austerity, ad un debito che negli ultimi anni oscilla tra i 200 e i 300 miliardi di euro. Circa il 175% del suo PIL, ben oltre i parametri consentiti da Maastricht.

Nessun commento:

Posta un commento