ENRICO MENTANA, direttore del Tg La7
"Ieri nessuno dei tanti tenori della politica italiana era alla Camera per l'inizio della discussione sul biotestamento" "ci fosse stato in discussione il decreto milleproroghe ci sarebbero stati tutti".
"Non è una novità, certo. Ma se chi lavora prende l'abitudine di non andare al lavoro il lunedì, cosa succede?". "Ieri tutti i deputati erano sotto contratto, e i datori di lavoro siamo tutti noi". "I 610 assenti dov'erano?"
PEPPINO CALDAROLA, già direttore de L'Unità
Insomma il Pd è inscritto nella storia del suo tempo, con luci e ombre. Quella storia è finita. L’hanno conclusa tre fattori.
L’ha conclusa la crisi del pensiero unico con l’emergere di un pensiero critico, dappertutto di tipo socialista, parola che fa fatica ad affermarsi in Italia anche nel nuovo partito nato da una costola del Pd.
Ha contribuito prepotentemente una crisi sociale che ha rivelato la crescita delle diseguaglianze e l’emergere anche di lavori ultra-tecnologizzati, ma anche di lavoro schiavistico che l’Occidente non conosceva dalla prima rivoluzione industriale, ed era presente nei campi di cotone americani prima della guerra civile.
Infine la crisi istituzionale con la fine del maggioritario e l’avvento del proporzionale a cui si è accompagnata la più grave sconfitta che Matteo Renzi abbia potuto avere con l’enorme valanga di "No" al suo progetto di riforma istituzionale. Essendo mutate tutte queste condizioni, la ragione storica per il Pd non esiste più. Potrà resistere elettoralmente, diventare il partito del leader sulla linea di frontiera fra sinistra e un’area moderata di destra, ma il Pd, insisto, è morto.
GIANNI RIOTTA, giornalista
Ricordate le fanfare della Sinistra Dura&Pura a Genova per Marco Doria sindaco? Finite presto: la propaganda riscalda, la realtà gela.
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