GIORNALE DI SICILIA
··· Dentro l'aula bunker il ricordo di Falcone,
fuori l'autocritica del fronte antimafia. Non è stata una celebrazione come le
23 precedenti.
Se ne sono accorti anche i ragazzi delle scuole:
Giulia, 18 anni, prende il microfono davanti a politici e magistrati e chiede
di «andare oltre la falsa antimafia». È (anche) il 23 maggio dell'annus
horribilis dell'antimafia: quello che ha visto alcune delle prime linee finire
indagate, dal presidente di Confindustria Antonello Montante al giornalista
Pino Maniaci. E così è quasi naturale che Leoluca Orlando finisca per
sottolineare che «bisogna evitare di nominare rappresentanti dell'antimafia
perché oggi il tempo dei rappresentanti dell'antimafia è finito. Nel '92 è
iniziata la disintegrazione della mafia, che esiste ancora ma oggi si articola
in una dimensione finanziaria fatta di personaggi in giacca e cravatta che
partecipano a convegni antimafia. Dalla mafia finanziaria ci si difende con la
correttezza degli appalti, combattendo l'attuale sistema di potere politico
affaristico mafioso che si annida nei rifiuti, nell'acqua, nell'energia».
Fuori
dall'aula bunker la parola d'ordine è prendere le distanze dall'antimafia di
facciata. E così al ministro della Giustizia Andrea Orlando tocca ammettere che
«alcune recenti vicende purtroppo hanno scalfito l'immagine dell'antimafia. Mi
piacerebbe convocare gli stati generali dell'antimafia invitando operatori ed
intellettuali e riportando la mafia al centro del dibattito»,
E anche per Rosy
Bindi, presidente della commissione nazionale Antimafia, «bisogna smascherare
chi ha usato l'antimafia per scopi diversi dalla lotta alle cosche». La Bindi
allarga il margine di rischio, sottolineando come nelle elezioni amministrative
si annidano candidature sospette: «I partiti devono selezionare la classe
dirigente. Vincere le elezioni è importante ma vincere con i voti della mafia
significa non essere poi in grado di governare. Chi ha messo in lista persone
poco trasparenti è ancora in tempo a fermarsi». In molti fra i presenti leggono
in queste parole un avvertimento al neo alleato del Pd, Denis Verdini.
L'ex
presidente del Senato,Renato Schifani, vede però una svolta: «Rispetto a una
certa antimafia siciliana che sta vivendo momenti di grigiore e che ha
costruito carriere c'è invece chi tra la gente, nelle istituzioni e nella
magistratura chi porta avanti quotidianamente la battaglia per la legalità».
Per Rosario Crocetta «c'è anche un'antimafia non di facciata che si manifesta
con azioni concrete ogni giorno». Ma anche il sottosegretario all'Istruzione,
Davide Faraone, rileva che «attorno all'antimafia si è creata ad hoc confusione
e un senso diffuso di diffidenza e in questo momento il ruolo della scuola è
sempre più importante. La mafia si può combattere. A partire dalla scuola, dove
il patrimonio dell'antimafia segue un percorso virtuoso, di lungo termine ma
più efficace e più profondo nelle radici».
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