Il Palazzo Pretorio la Chiesa di Santa Caterina
Nella seconda metà del quattrocento l'area dove oggi sorge la sede municpale della città era un giardino annesso all'adiacente monastero domenicano di Santa Caterina d'Alessandria.
Questo monastero era allora molto influente su tutta la vasta area della Sicilia Occidentale dove possedeva ampi possedimenti fondiari.
Era stato costituito nell’arco cronologico compreso tra l’edificazione, avvenuta
tra il 1312 e il 1313 e la fine del Quattrocento, su volontà di Benvenuta
e Palma Mastrangelo, figlia e moglie di Ruggero, capitano di Palermo all’indomani del Vespro, scoppiato nella felix
urbs nel marzo del 1282, che determinò la cacciata degli Angioini
dalla Sicilia e il passaggio dell’isola nell’orbita della Corona d’Aragona.
Nel 1314 il monastero, che era edificato in prossimità delle mura del
Cassaro, prestò cinquanta onze alla città per aiutarla a difendersi
da un imminente attacco dell’esercito di Roberto d’Angiò.
Nel Quattrocento il rapporto tra l’amministrazione comunale
e Santa Caterina registrò fasi alterne, a periodi d’intensa collaborazione
seguirono momenti di tensione e contrasti.
Prima che fosse
edificato l’attuale Palazzo Pretorio, l’universitas (l'Amministrazione cittadina) utilizzava il vicino
monastero per convocare consigli particolarmente affollati dove venivano imposte le mete sul frumento
e sull’orzo.
Le relazioni tra il comune e il monastero s’incrinarono
nel 1463, quando il consiglio civico deliberò di costruire un nuovo
Palazzo Pretorio espropriando sette case poste nel cortile di Santa
Caterina, sulla scorta della prammatica di Martino I di Sicilia che
contemplava la possibilità di alienare un bene privato per ragioni di
pubblica utilità.
(cfr. Il Monastero di Santa Caterina e la città di Palermo di Patrizia Sardina).
Il viceré del tempo si adoperò perchè la Madre Badessa non ostacolasse la realizzazione della nuova opera e garantì che l’edificio non avrebbe arrecato
alcun nocumento al monastero e la città avrebbe potuto procedere -autonomamente- all’espropriazione delle case.
La badessa e le suore non intesero sentire ragione alcuna di rinunciare all'adiacente giardino e case annesse. Fu quindi necessario procedere al sequestro di case e giardino in data 29 ottobre 1470 con incarico conferito agi ufficiali cittadini che immisero -d'autorità- i beni al Pretorio.
Al monastero rimase una piccola parte del giardino-cortile rimpicciolito entro cui furono eseguiti alcuni lavori di riattamento.
Come è facile rilevare nei pressi della vicina chiesa della Martorana, lì vicino, sorgevano le mura della città, le mura prossime al Cassaro.
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