In Sicilia è operante da quattro anni nella sanità il Piano di rientro.
In qualsiasi parte del paese Piano di rientro significa tagliare gli sprechi,
da noi significa non garantire affatto né qualità né quantità minima delle prestazioni. Può infatti significare
tenere per dodici giorni ricoverato un paziente e non somministrargli nessuna,
ripetiamo nessuna, prestazione che il poveretto si attenderebbe dall’Ospedale.
Eppure accendiamo i tg di regime e ascoltiamo i mezzi-busti che annunciano l’ultimo sogno dei politicanti di basso profilo della nostra regione che annunciano l’attivazione di nuovi servizi.
Eppure accendiamo i tg di regime e ascoltiamo i mezzi-busti che annunciano l’ultimo sogno dei politicanti di basso profilo della nostra regione che annunciano l’attivazione di nuovi servizi.
Chissà per chi !
Di certo non per i pazienti che in Ospedale si recano perché convinti di
poter essere aiutati, curati.
Se qualcuno dei poveretti che capita in Ospedale fa osservare che dopo
dodici giorni di ricovero attende ancora di essere curato subito il primario di
turno spiega che a causa della spending
review gli è impedito di poter tenere come si dovrebbe l’unità operative
che gli è affidata.
Se il poveretto eccepisce che forse sarebbe bene –allora- bloccare l’accesso
all’Ospedale che non funge da Ospedale ma da stipendificio con un'offerta di salute solamente virtuale, fatta
per lo più di comunicati stampa e tagli di nastro, si sente dire che già si sta
interessando l’onorevole xy presso l’assessorato per sbloccare la situazione.
Quale è la verità ?
Ai contribuenti, ai malati dell’isola si stanno facendo pagare gli
sperperi degli ultimi vent'anni, gli ampliamenti megagalattici di piccoli
ospedaletti divenuti immensi e grandiosi ma … tutti corridoi, sale, saloni inutili
dove è facile che i parenti dei malati si smarriscano nel tentativo di tentare
di uscire dagli ingegnosi labirinti costati miliardi di lire, milioni e milioni
di euro, ma inadeguati alla funzione di “c-u-r-a-r-e” chi ivi si reca.
La salute dei cittadini è da noi un bene barattabile da sempre
elettoralmente. Agli onorevoli serve far appaltare nuovi ampliamenti e
costruzioni di padiglioni ben sapendo che la sanità dei nostri giorni non
necessita di ospedaletti in ogni paesino o in ogni distretto, ma di Centri
efficienti almeno in ogni capoluogo di provincia.
Mai nessun onorevole che si occupa dell’ospedaletto di un centro di
provincia ha tenuto a cuore le sorti del malato, bensì quelli dei suoi clienti
e/o galoppini.
-Comprare le cose che servono e
posizionarle laddove rendono (al di là dei capricci o le inettitudini di alcuni
primari ),
-centralizzare le gare per bacini territoriali
su beni e servizi ed evitare la lievitazione dei costi e la tentazione di
lucrarci sopra,
-accorpare reparti con indice di occupazione di
posti letto scadente,
dovrebbero essere le strategie irrinunciabili e che proprio oggi capita
di leggere sui giornali dell’isola (La Sicilia).
Ed invece l’onorevole ed i politicanti affiancati da pseudo-sindacalisti
da quattro soldi invocano
-l’autonomia paranoide,
-il narcisismo irriducibile di alcuni gestori delle cosa pubblica,
-le guerre sante in cui vengono aizzati gli inconsapevoli cittadini del
dover mantenere ospedali e strutture tanto costose quanto inutili e pericolose sia per i malati che per i
contribuenti.
I corsi alla Bocconi e gli studi di economia sanitaria seguiti dai managers appena insediatisi non bastano di fronte alla scarsa coerenza interna del processo avviato dagli onorevoli-padrini, dai veti incrociati, dai vincoli e persino da privilegi più anacronistici di fronte alla mancata cura di chi disgraziatamente finisce in un Ospedale.
I corsi alla Bocconi e gli studi di economia sanitaria seguiti dai managers appena insediatisi non bastano di fronte alla scarsa coerenza interna del processo avviato dagli onorevoli-padrini, dai veti incrociati, dai vincoli e persino da privilegi più anacronistici di fronte alla mancata cura di chi disgraziatamente finisce in un Ospedale.
La cosa grave resta quella che al poveretto non viene mai detto
chiaramente che in quell’Ospedale, in quel reparto, non verrà mai curato.
Devono essere i parenti del malato a capire che dopo dodici giorni di inutile
degenza conviene provare a ricoverare il malato in un vero Ospedale, nel
capoluogo.
Servirebbe trasparenza ma … .
La disfunzione per l'ammalato ha un volto preciso, quello dell'operatore che gli sta di fronte e che disonestamente lo scontenta, ma questi non può dirgli che li si riscuotono stipendi e non si curano ammalati.
La disfunzione per l'ammalato ha un volto preciso, quello dell'operatore che gli sta di fronte e che disonestamente lo scontenta, ma questi non può dirgli che li si riscuotono stipendi e non si curano ammalati.
L’operatore è purtroppo pure lui vittima di un sistema politicizzato ma
carente in materia medico-sanitaria che promette ma non da i servizi dovuti.
Nell’Ospedale di provincia il protettore è il politicante non chi si
intende di medicina.
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