L'assassinio
dell'arciduca Francesco Ferdinando accende nel 1914 in Europa la miccia della miscela di
patriottismo, patti di alleanza e mire espansionistiche che fa dei Balcani una
"polveriera", innescando lo scoppio del primo conflitto mondiale.
----o0o----
L'estate
del 1914 era fra le più belle del Novecento: giorno dopo giorno, il sole
splendeva in un cielo limpido e di un azzurro intenso.
Gli
europei vivevano settimane tranquille.
Apparentemente, gli unici avvenimenti di
rilievo erano in ciascun paese questioni prettamente nazionali.
-La
Gran Bretagna affrontava la crisi dell'Ulster (il Nord Irlanda),
-La
Francia seguiva con il fiato sospeso il processo per omicidio a carico della
moglie di un ministro,
-In
Germania i conservatori del centro-destra ed i socialdemocratici si
fronteggiavano in vivaci dibattiti sulla recessione in atto e sulle politiche da attuare,
-In
Italia era ormai finita l'era giolittiana, quella delle grandi riforme che
avevano fatto convivere la Sinistra liberale con i socialisti turattiani che
però avevano garantito solamente l'appoggio esterno ai governi di Giolitti.
Era un
quadro quello europeo tanto somigliante ai nostri giorni che segnano crisi,
dibattiti fra centro-sinistra e centro-destra, politiche economiche liberiste o
keynesiane, rumori di guerra qua e là nell'area mediterranea.
In un
primo momento nemmeno l'attentato di Sarajevo, avvenuto il 28 giugno 1914, fece
sospettare che stesse avvicinandosi una grave crisi, tanto che, all'inizio di
luglio, i leader principali di tutti i paesi europei si recarono
tranquillamente in ferie.
Il
fatto che, nonostante tanta apparente calma, qualche settimana dopo scoppi una
guerra mondiale non dipese solo dal fallimento della diplomazia (proprio come
oggi sembra fallire il tentativo di John Kerry fra
Hamas ed Israele, o fra Kiev e Mosca, o in Siria, o in Iraq).
In verità quelle
che in quell'estate del 1914 si scontrarono erano forze ormai incontrollabili e
bastò una scintilla per provocare una catastrofe di dimensioni inimmaginabili,
alimentata dal riarmo e dalla militarizzazione, dalla fragilità del sistema di
alleanze e dalla competizione tra le grandi potenze per il dominio del mondo.
Il nazionalismo che era figlio della Rivoluzione francese del
1789 e che fino allora era stato una spinta di progresso storico (autonomia e
sovranità dei popoli) adesso si dimostra un pericoloso amalgama di patriottismo
e di odio contro coloro che vengono identificati come nemici.
A Berlino vengono infrante le finestre dell'Ambasciata
britannica, a Parigi e Londra la gente lancia pietre contro le vetrine dei
negozi tedeschi.
Da quarant'anni in Europa era regnata la pace e in quel
luglio del 1914 tutto invece finisce in frantumi.
Tutti esaltavano, nel clima del
nazionalismo trionfante, la propria nazione. Ciascuno vedeva la storia del
proprio paese grande e nobile mentre in quella del nemico vedeva la barbarie, il male e le
bassezze.
In questo clima di esaltazione iniziò il 28 luglio di cento
anni fà la "grande guerra" che -alla fine- costerà all'Europa la morte di 17 milioni di
persone.
Poco ascolto ebbero le poche voci moderate o "neutraliste",
in genere di area socialista, sommerse dall'euforia in favore della guerra.
Nessun commento:
Posta un commento