Discussione del disegno di legge "Assestamento del bilancio della Regione per l'anno
finanziario 2014 - Variazioni al bilancio di previsione della Regione siciliana per l'esercizio
finanziario 2014 e modifiche alla legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5, 'Disposizioni
programmatiche e correttive per l'anno 2014. Legge di stabilità regionale. Disposizioni varie'"
(782/A)
CROCETTA, presidente della Regione.
Signor Presidente, onorevoli deputati,
qualche brevissima considerazione sulla manovra. La manovra è fatta all’insegna del rigore e della solidarietà, mette fine a spese assurde, taglia soprattutto i privilegi attorno alle pensioni d’oro, chiede un contributo straordinario per le fasce più alte; nell’emendamento che ha presentato il Governo le fasce più basse sono definitivamente escluse e, ovviamente, questo comporterà una riduzione di entrate però ci sembra una manovra giusta perché il giorno che abbiamo proposto l’emendamento non c’era stato possibile differenziare esattamente nelle varie fasce, abbiamo utilizzato i dati che avevamo degli uffici ed è chiaro che il ricalcalo ci porterà ad esonerare tutti quelli che vanno al di sotto dei 36 mila euro, e poi da 36 mila in poi con una percentuale estremamente bassa e così via via. Ciò consente di distribuire in modo corretto il contributo di solidarietà.
Comincia a fissare una serie di ragionamenti attorno alla dirigenza che ci vengono proposti dalla Corte dei Conti relativamente al fatto che in Sicilia ci sarebbe un rapporto 1 a 8 dei fra dirigenti e dipendenti rispetto a quello medio di 1 a 16 e fissa, finalmente, un limite minimo per cui si possa avere un’unità di servizio e un’unità di base che non può essere meno di 15. Ciò consente di fare saltare, non dico di licenziare perché questo non è possibile, ma far saltare l’indennità di funzione per il fatto che non si gestiscono più unità di base e, quindi, recepisce tutte le osservazioni della Corte dei Conti, lo fa anche laddove propone il prepensionamento perché se la Corte dei Conti
sostiene che ci sono 2.500 persone in più è chiaro che dobbiamo accompagnarli, non avendo gli strumenti classici che hanno le aziende private, che sono la Cassa integrazione ed i licenziamenti, attiviamo un meccanismo di sostituzione, di prepensionamenti con conseguente taglio della pianta organica.
In soli tre anni ciò porta ad un risparmio di circa 40 milioni di euro che, sicuramente, vengono destinati alle cose importanti del bilancio. Introduce il principio della solidarietà con un metodo nuovo, cioè la possibilità di aiuti alle piccole imprese che assumono lavoratori delle fasce più povere della popolazione, appartenenti a quelle famiglie con un reddito di almeno 5 mila euro l’anno a cui viene data una priorità e, quindi, interviene a favore dell’impresa ed a favore dei più deboli. Non crea nuovo precariato, la misura è stata ampiamente discussa con tutti i gruppi parlamentari che hanno dato il loro contributo, in particolare c’è stata una azione molto forte del PD, del Movimento Cinque Stelle attorno a questa questione che è stata largamente condivisa, ma anche del PID, di altre formazioni politiche che hanno condiviso, tutte quante, l’impostazione che tende a dare lo sviluppo produttivo.
Introduce l’integrazione socio-sanitaria e ciò permetterà alla Regione Siciliana di avere altri 39 milioni di euro dal Fondo nazionale della sanità e cominciare a migliorare le performance dei servizi. Consente la mobilità fra le partecipate in modo forte e, quindi, dà una prospettiva ai lavoratori delle società che sono in crisi, che devono essere sciolte; introduce un concetto molto forte anche per i lavoratori forestali, e per loro si stabilisce che al di sopra di 50 milioni di euro di reddito familiare ISEE non verranno chiamati, ma non vengono esclusi, ma in considerazione degli esuberi non verranno chiamati per l’anno in corso e l’anno successivo.
E’ un contributo di solidarietà che si chiede anche a questa fascia di lavoratori che non perdono il diritto a stare negli elenchi ma, in relazione alle emergenze sociali che abbiamo riteniamo che vadano garantite, in presenza degli esuberi, soprattutto le fasce più povere.
Ha sollevato qualche perplessità la questione dell’accordo sul Patto di stabilità. Io ho preparato una nota scritta, gli uffici hanno preparato una nota scritta che, poi, vi consegnerò insieme al patto con una promessa: l’accordo sul patto di stabilità non è stato mai, negli anni, approvato con Delibera di Giunta perché, nella legge che regolamenta il Patto, è delegato all’accordo tra il Presidente della Regione ed il Ministro all’Economia, quindi, non è assolutamente prevista, altrimenti, se così fosse, la questione sicuramente si sarebbe dovuta sollevare, anche precedentemente.
La legge sul Regolamento del Patto di stabilità prevede che l’accordo si faccia tra il Ministero dell’Economia ed il Presidente della Regione, quindi, è regolamentata, e in tutti gli anni passati si è sempre fatto così, anche quando c’erano Assessori per l’economia che, attualmente, fanno i ricorsi.
Quindi, è regolamentato dalla legge.
L’accordo stabilisce che la Regione Siciliana ha rispettato il patto nel 2013, ovvero, ha garantito alla Repubblica italiana il contributo finanziario per il rispetto dei vincoli europei.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha condiviso la strategia finanziaria finora adottata che garantisce il riequilibrio dei conti senza compromettere la tenuta sociale della Regione.
Quindi, diciamo che, questo nasce in un contesto in cui si salva la Regione, non la si affossa, la si salva rispetto ad una possibile evasione del patto. Il percorso graduale stabilito, inoltre, porterà, già a partire dal 2015, ad un pieno equilibrio dei conti della Regione, possiamo dire dopo un ventennio di
disavanzi!
Finalmente, noi, con questa manovra, con questo accordo sul patto e le misure di spending review che stiamo adoperando, di incremento delle entrate, in una fase in cui, strutturalmente, le entrate tendono a diminuire per il crollo dell’economia, rimettiamo in equilibrio totale i conti della Regione attraverso l’azione di due esercizi finanziari.
Sicuramente c’era una certa apprensione, in Sicilia, relativamente all’accordo sul Patto di stabilità; molti cantavano il de profundis dell’Aula e del Governo, attorno a questa questione. Niente rispetto del Patto e, conseguentemente niente giudizio di parifica, e conseguentemente il commissariamento
della Regione colpendo, non soltanto, il Presidente della Regione - sicuramente, non per colpe sue ma per questioni che gli arrivavano dal passato – ma anche questa Assemblea, che è un’Assemblea nuova che, sicuramente, non si può caricare delle responsabilità del passato, tant’è che, lo avete visto in fase di discussione del rendiconto, nel 2013 abbiamo avuto un avanzo di 400 milioni di euro.
Capite che è una situazione che cambia e della quale il Ministero ha preso atto in modo positivo.
D’altra parte, se si è potuto certificare l’avvenuto rispetto del Patto è proprio in relazione a questi risultati e rispetto al fatto che c’è stata un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati.
Su questo, la Regione ottiene - unica in Italia - il riconoscimento di un plafond di spesa, che equivale all’obiettivo del Patto, per il quadriennio 2014-2017 pari a 5,7 miliardi di euro l’anno, non dovendolo contrattare ogni anno. Cioè, noi abbiamo riconosciuto un plafond, per tutto questo periodo, annuale dal 2014 al 2017; siamo in condizioni di programmare, perché sappiamo, esattamente, quali sono i limiti economici e finanziari entro i quali ci muoviamo.
Si tratta di uno spazio di spesa maggiorato di circa 700 milioni di euro superiore rispetto a quello concesso. Quindi, quando si dice: “cosa ci hanno concesso?”. 700 milioni in più di spazio di spesa; la certezza del plafond che abbiamo e non solo.
Alla Regione vengono ridotti i tagli previsti per il 2014. Di fronte ad una previsione di tagli di, circa, 550 milioni vengono assolutamente ridotti questi tagli. L’accordo, dal punto di vista finanziario ha una valenza, dunque, sostanziale.
Certifica la validità della strategia di risanamento sostenibile portata dal nostro Governo che, non solo ha consentito di ottenere risparmi consistenti fino al 2013, ma permette di proiettarli per l’intero quadriennio di programmazione.
Vi rendete conto di tutte le polemiche che ci sono state in questi anni, per raccontare gli sprechi e le nefandezze della Sicilia. Oggi, la Sicilia, con le sue politiche di revisione della spesa si pone nel panorama italiano all’avanguardia sui temi del rigore. E’ questo che registra l’accordo con il riconoscimento del Patto di stabilità con lo Stato.
Grazie ai risultati raggiunti, e per la prima volta in Italia viene concesso ad una Regione di fissare un obiettivo in termini pluriennali - cioè è la prima volta che si fa, e siamo gli unici che lo abbiamo fatto -, garantendo certezza alla programmazione di bilancio.
Inoltre, viene accolta la richiesta della Regione siciliana di modificare la base del calcolo, dal 2011 al 2012, in modo da rendere coerente l’obiettivo con il livello effettivo della spesa.
Cioè per il calcolo rispetto al Patto, non abbiamo utilizzato il parametro del 2011 come era previsto, ma quello del 2012 che è molto più vantaggioso per la Regione, quindi, ci viene concessa ancora un’altra cosa importante.
La Regione si impegna a mantenere un livello di spesa corrente non superiore a quello registrato nel 2013, e questo mi pare giusto, potendo così utilizzare - stiamo parlando della spesa corrente, anche perché se abbiamo cominciato ad incardinare risparmi, non è che possiamo pensare che siano fatti nel 2013 e, poi, il resto avviene diversamente, perché è come dire, guardate per un anno
abbiamo scherzato e, poi, ritorniamo come prima, quindi fissiamo quel tetto di spesa fino al 2017 -, gli spazi aggiuntivi - non dimenticate che abbiamo avuto 400 milioni di euro di avanzo - per smaltire i pagamenti arretrati, specie quelli a valere sul PAC e destinare maggiori risorse alla spesa per investimenti.
Quindi, si contrae la spesa corrente, si attesta un bilancio che nella spesa non sarà superiore al 2013 e con l’avanzo, man mano, si diminuisce il debito.
L’altro elemento innovativo e cruciale per i rapporti con lo Stato riguarda il ripristino della leale collaborazione fra Stato e Regione, le cui esigenze reciproche si compongono nel tavolo del confronto politico ed istituzionale non attraverso ricorsi alla Corte costituzionale.
I ricorsi possono avere un senso per rientrare nei termini e per evitare di perdere il diritto a ricorrere, ma è chiaro che, poi, bisogna fare il passaggio fra governi per cercare di risolvere insieme le cose. Ed è esattamente quello che si è fatto.
In passato non sempre lo Stato ha agito, in rispetto del principio di leale di collaborazione, avevamo avuto imposizioni terrificanti, noi vincevamo i ricorsi e loro facevano la legge che, poi, non c’erano dovuti. Quindi, diventava anche inutile avere un successo giuridico che, poi, non determinava effettive entrate per la Regione. Tant’è vero che, poi, sono state imposte unilateralmente misure di contenimento della spesa anche attraverso la sottrazione alla fonte delle risorse: i famosi accantonamenti.
Avverso questi reiterati comportamenti la Regione aveva sistematicamente opposto ricorso innanzi alla Corte Costituzionale, sia durante il Governo precedente, sia durante l’attuale Governo.
Voglio dire che sia il Governo precedente che quello attuale hanno fatto ricorso, contro questa logica degli accantonamenti fatta a danno delle entrate siciliane.
Oggi, per quanto si è detto si è finalmente concretizzata la possibilità di sancire un accordo nel rispetto dell’autonomia statutaria della Sicilia per definire le modalità con cui la Regione concorre al raggiungimento degli obiettivi nazionali di finanza pubblica nei termini sopra descritti.
Per agevolare il passaggio dal contenzioso alla collaborazione, lo Stato ha convenuto nel restituire le somme già oggetto di sentenze della Corte costituzionale, quindi, le somme quindi già oggetto delle sentenze sono restituite, nonché quelle oggetto di altri ricorsi per un importo di 436,5 milioni di euro relativi alle riserve erariali.
In questo caso si trattava di violazione dell’autonomia finanziaria della Regione commesse dal MEF per le quali c’era già stata una sentenza favorevole alla Regione.
Su questo versante è opportuno segnalarlo, la Regione non rinuncia, nell’accordo, agli esiti dei ricorsi pendenti né tanto meno li ritira, se non quelli per cui il MEF ha già deciso da adesso di riconoscere le somme spettanti alla Sicilia. Cioè, i ricorsi ai quali si rinuncia sono quelli che nel calcolo complessivo di ciò che riceve la Sicilia, praticamente, lo Stato già ci riconosce ma non quelli per il quale non c’è stata riconosciuta alcuna somma.
Non può essere trascurato il fatto che l’accordo raggiunto è valido ai sensi del comma 511, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, sicché anche altre disposizioni quale quella contenuta al comma 508 della medesima legge, cessano di avere effetti perché ricomprese nella portata dell’intesa testé descritta, rimuovendo altri importanti elementi di contesa in materia di riserve erariali.
Pertanto, l’accordo siglato si fonda sul riconoscimento dello Statuto siciliano e dell’autonomia finanziaria della Regione e non, come qualcuno avrebbe sostenuto, sul tradimento, addirittura, dello Statuto.
Nel dettaglio i ricorsi cui la Regione rinuncia esclusivamente agli effetti e limitatamente al periodo dell’accordo dove c’è la compensazione, per intenderci, quindi, soltanto limitatamente al periodo dell’accordo dove la rinuncia viene ristorata con i soldi, con il patto di stabilità, con la certezza delle entrate, sono quelli avversi ai decreti legge 201/2011, articolo 28, comma 3; 1/2012, articolo 35, commi 4 e 5 e 95/2012, articolo 16, comma 3, legge 24 dicembre 2012; n. 228, articolo 1, comma 118 e legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, commi 499 e 526.
Bisogna evidenziare che non esiste, ad oggi, alcuna sentenza che attiene ai ricorsi sul concorso alla finanza pubblica, pertanto occorre sottolineare che la rinuncia agli effetti non determina una perdita per la Regione, in quanto anche l’eventuale accoglimento dei ricorsi da parte della Corte Costituzionale, non potrebbe che limitarsi ad eccepire la modalità di azione da parte dello Stato ma non proprio il diritto a richiedere un contributo alla finanza pubblica da parte della Regione siciliana così come peraltro sancito in altre parti della Costituzione (articolo 97, comma 1).
Semmai, in futuro, dovrà essere valutata la congruità di tali accantonamenti tributari rispetto alle effettive capacità fiscali della Regione, ma tale quantificazione non dipende da un giudizio della
Corte Costituzionale ma dall’attivazione delle procedure dell’articolo 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42, costantemente richiamate dalle norme oggetto di ricorso costituzionale, i cui effetti rimangono inalterati ai sensi dell’accordo in oggetto che, di fatto, accoglie l’impostazione ministeriale di considerare gli accantonamenti come temporanei fino alla loro definitiva quantificazione.
Infine, rientra nell’ambito del percorso di adeguamento della Regione siciliana, agli standard nazionali l’adesione, prima fra tutte le regioni a Statuto speciale, ai nuovi criteri contabili che entreranno in vigore dal 2015 e che consentono di spalmare in dieci anni lo smaltimento dei residui attivi inesigibili. Capite bene che anche questo fa parte dell’accordo, cioè il fatto che dovevamo mettere tutte le risorse che avevamo a copertura dei residui attivi, come ha sostenuto sostanzialmente il Commissario dello Stato nell’impugnativa del febbraio scorso, con questo accordo viene a saltare e, sostanzialmente, si dà in presenza di un’assenza di fondo, che era stato divorato precedentemente - per carità nessuna colpa, così è andata e sicuramente ci saranno stati dei motivi, così è accaduto -, però la nostra dilazione della possibilità di abbattere i residui attivi in un decennio sicuramente ci permette di gestire la fase che abbiamo ereditato in un modo tranquillo senza tagliare lo stato sociale, perché qualcuno avrebbe potuto dire benissimo: “voi vi coprite subito, siete in default e buona notte”, invece credo che lo Stato ci abbia dato degli strumenti per permettere un percorso positivo
alla Regione, per uscire da quella situazione che è fatta a pareggio, ve lo dico, non ci hanno regalato nulla. Abbiamo fatto a pareggio, tanto ci levi, tanto ci dai, - ovvero la cancellazione al bilancio regionale di entrate che mai si realizzeranno e la cui presenza, nel recente passato, ha condizionato pesantemente il giudizio del Commissario dello Stato.
In conclusione, con l’accordo siglato con il Ministero dell’Economia la Regione ottiene un allentamento dell’obiettivo di circa 700 milioni di euro, una riduzione dei tagli di circa 550 milioni di euro ed un riavvicinamento sostanziale alle migliori pratiche del resto del Paese.
In pratica poi c’è una scheda quasi riassuntiva, dove si attesta che avremo un surplus positivo di più 700, più 550 milioni a partire dal 2013 fino al 2017; ottiene l’intesa di maggiori spazi di patto, di programmazione, eccetera.
Io vi lascio questa nota, la lascio qui all’Assessore che potrà depositarla. Nel testo originario c’erano alcune parole che mi sembrano molto polemiche e le ho cancellate a mano o, comunque, non ho letto e, quindi, ho dimostrato di essere, in questo caso, più coerente degli stessi tecnici. Non prendetele in considerazione perché sono state cancellate e sovrascritte a mano.
Lascio all’Assessore per l’economia la mia nota nella quale ho citato diverse leggi e considerato che non pretendo che si ricordino tutte, credo che sia più corretto analizzare tutto avendo il testo.
Su questo ci potremo confrontare ancora, perché no? Però, vi assicuro che abbiamo agito solo e nell’interesse di questa Regione, di questo Parlamento e delle conseguenze terribili che altre azioni avrebbero potuto determinare.
Siccome debbo andare dal medico che è una cosa che di tanto in tanto facciamo tutti, vi chiedo perdono ma seguirò attentamente, tra l’altro l’Assessore per l’economia sarà in condizione di sviluppare il dibattito necessario. Vi chiedo perdono, non è per irriverenza che io mi sposto ma attentamente. Fra l’altro, l’Assessore per l’economia conosce benissimo e sarà in condizione di sviluppare il dibattito necessario. Vi chiedo perdono; non è per irriverenza che io mi sposto, ma per una necessità.