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venerdì 2 novembre 2012

Regione. La festa è finita, però chi ha affossato l'ente non andrà mai in galera. Le leggi severe vengono approntate solo per i ruba galline

L’eredità che Rosario Crocetta, neo governatore della Sicilia, troverà insediandosi a Palazzo d’Orleans e’ di quelle da far tremare i polsi. Ammonta a 18 miliardi l’indebitamento consolidato della Regione Sicilia, secondo una prima e verosimilmente non completa analisi della situazione debitoria complessiva, al netto di altre miliardarie iscrizioni di "residui attivi" inesistenti perchè inesigibili. A voler pertanto essere veritieri il debito è più vicino ai 30 miliardi che ai 25.
Queste cifre -da Magna Grecia- oltre a Mamma Regione in quanto Ente territoriale includono anche le risultanze del quadro clinico consolidato degli  enti pubblici dell’isola:
-i Comuni sono disastrati con debiti per 6,5 miliardi,
-le nove Province non ne parliamo (circa 1 miliardo),
-gli Iacp Istituti Case Popolari sono già da ritenere affondati,
-i Consorzi Asi non respirano,
-Consorzi bonifica col loro 1 miliardo circa di debito non si sentono affatto bene e le Aziende sanitarie provinciali con i loro 2,5 miliardi di indebitamento invece di curare vogliono essere curate.
Questi sono solamente i primi elementi del coma finanziario in cui versa la Regione e li si possono leggere, nero su bianco, nella relazione dell’assessorato all’Economia della Regione siciliana. “Cifra (si riferisce ai 18 miliardi di euro) che lascia scarsissimi spazi per immaginare non solo la possibilita’ di realizzare misure di politica economica espansiva, ma anche il semplice ricorso all’indebitamento per cofinanziare gli investimenti europei”.
Si, quella ereditata da Rosario Crocetta è una eredità indigesta che  Lombardo fa conoscere, mediante il suo assessore, dopo aver lasciato Palazzo d’Orleans, proprio come si fa con le letture dei “testamenti”.
Quattro giorni fa l’agenzia internazionale Fitch ha declassato le emissioni a lungo termine della Regione da BBB+ a BBB: un downgrade che riflette le aspettative relative ai conti della regione e al deficit su cui pesa il vertiginoso aumento della spesa sanitaria, grazie a quell’osannato -artificialmente-  Massimo Russo, uomo che il Pd tanto ammirava, anche se poi Crocetta non lo ha voluto in lista.
“Va, tuttavia, ribadito – spiega nella relazione l’assessore all’Economia Gaetano Armao – che una prospettiva che si concentri esclusivamente sul pur ineludibile contenimento della spesa portera’, inevitabilmente, la Sicilia al collasso economico”. E’ necessario, scrive come sua terapia l'assessore Armao “coniugare le politiche di risanamento avviate con iniziative che sostengano lo sviluppo e la crescita, attraverso politiche che permettano, nel medio periodo, di rendere il processo di risanamento compatibile con l’esigenza di non aggravare la dinamica recessiva in corso e che in Sicilia hanno visto l’avvio di alcune esperienze positive quali il credito d’imposta per gli investimenti avviato nel 2011, con una forte richiesta di utilizzo proveniente da imprese regionali ed extraregionali”.
Armao passa quindi ad atteggiarsi sicilianisticamente a vittima pigliandosela col patto di stabilita di romana espressione, “determinato in modo aritmetico dallo Stato e senza la necessaria graduazione e considerazione dei diversi livelli di autonomia” che penalizza le Regioni che hanno competenze piu’ estese ed i cui costi, spesso, sono solo in minima parte comprimibili, che hanno piu’ investimenti da co-finanziare (fondi strutturali, fondo sviluppo e coesione e hanno maggiori oneri per trasporti”.  Occorrerebbe introdurre, senza piu’ rinvii, nella strutturazione del Patto di stabilita’ meccanismi di esclusione dai vincoli del patto di stabilita’ di particolari tipologie di spesa (a partire da quelle per investimenti, a quelle per i trasporti ed a quelle per i servizi sociali) che possano consentire di risanare senza condurre all’asfissia l’economia locale e spingere le imprese creditrici della pubblica amministrazione al fallimento.
Cosi’, sembra spiegare Armao al suo successore, “quella che si prospetta e’ un’azione di risanamento da prendere sul serio, senza offrire piu’ spazio a privilegi, prebende, intermediazioni parassitarie che hanno costituito le cause del paradosso dell’autonomia”.
Una lettura della cartella clinico-finanziaria di Mamma Regione quella di Armao che lascia interdetti. Ad avere affossato la Regione non è stata la mala-politica, per esempio quel comportamento su cui dagli ex-fascisti di destra agli ex-comunisti di sinistra si sono ritrovati tutti concordi ad ammettere la liceità del co-finanziamento di fondi europei da destinare alla formazione, ove pulullano 250 aziende di cui sono titolari deputati, ex deputati regionali del Pdl, Pd, Udc, uomini di Cgil, Cisl, Uil, ….,  le loro mogli, i loro segretari, le loro amanti, ossia l'intera platea dei responsabili del disastro siciliano e che -purtroppo- non risulta stiano per essere avviati alle patrie galere, ma che esigono ad alta voce ulteriore fieno, mettendo in porimo piano come povera gente da aiutare i loro 8.000 dipendenti (clienti). Ad affossare la Sicilia - a sentire la relazione dell'assessore di Raffaele Lombardo-  sarebbe stato il Patto di Stabilità che non consente di sperperare per fini di ladrocinio e parassitismo altre montagne di miliardi, che peraltro non esistono più in nessun ambito nazionale.
Vergogna !!

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