L’eredità che Rosario Crocetta, neo governatore della Sicilia, troverà
insediandosi a Palazzo d’Orleans e’ di quelle da far tremare i polsi. Ammonta a
18 miliardi l’indebitamento consolidato della Regione Sicilia, secondo una
prima e verosimilmente non completa analisi della situazione debitoria complessiva, al netto di altre miliardarie iscrizioni di "residui attivi" inesistenti perchè inesigibili. A voler pertanto essere veritieri il debito è più vicino ai 30 miliardi che ai 25.
Queste cifre -da Magna Grecia- oltre a Mamma Regione in quanto Ente territoriale includono anche le risultanze del quadro clinico consolidato
degli enti pubblici dell’isola:
-i Comuni sono disastrati con debiti per 6,5 miliardi,
-le nove Province non ne parliamo (circa 1 miliardo),
-gli Iacp Istituti Case Popolari sono già da ritenere affondati,
-i Consorzi Asi non respirano,
-Consorzi bonifica col loro 1 miliardo circa di debito non si sentono
affatto bene e le Aziende sanitarie provinciali con i loro 2,5 miliardi di indebitamento invece di curare
vogliono essere curate.
Questi sono solamente i primi elementi del coma finanziario in cui versa la Regione e li si possono
leggere, nero su bianco, nella relazione dell’assessorato all’Economia della
Regione siciliana. “Cifra (si riferisce ai 18 miliardi di euro) che lascia
scarsissimi spazi per immaginare non solo la possibilita’ di realizzare misure
di politica economica espansiva, ma anche il semplice ricorso all’indebitamento
per cofinanziare gli investimenti europei”.
Si, quella ereditata da Rosario Crocetta è una eredità indigesta che Lombardo fa conoscere, mediante il suo assessore, dopo aver lasciato
Palazzo d’Orleans, proprio come si fa con le letture dei “testamenti”.
Quattro
giorni fa l’agenzia internazionale Fitch ha declassato le emissioni a lungo
termine della Regione da BBB+ a BBB: un downgrade che riflette le aspettative
relative ai conti della regione e al deficit su cui pesa il vertiginoso aumento
della spesa sanitaria, grazie a quell’osannato -artificialmente- Massimo Russo, uomo che il Pd tanto ammirava, anche se poi Crocetta non lo ha voluto in lista.
“Va, tuttavia, ribadito – spiega nella relazione l’assessore all’Economia
Gaetano Armao – che una prospettiva che si concentri esclusivamente
sul pur ineludibile contenimento della spesa portera’, inevitabilmente, la
Sicilia al collasso
economico”. E’ necessario, scrive come sua terapia l'assessore Armao “coniugare le politiche di
risanamento avviate con iniziative che sostengano lo sviluppo e la crescita,
attraverso politiche che permettano, nel medio periodo, di rendere il processo
di risanamento compatibile con l’esigenza di non aggravare la dinamica recessiva
in corso e che in Sicilia hanno visto l’avvio di alcune esperienze positive
quali il credito d’imposta per gli investimenti avviato nel 2011, con una forte
richiesta di utilizzo proveniente da imprese regionali ed extraregionali”.
Armao passa quindi ad atteggiarsi sicilianisticamente a vittima pigliandosela col patto di
stabilita di romana espressione, “determinato in modo aritmetico dallo Stato e senza la
necessaria graduazione e considerazione dei diversi livelli di autonomia” che penalizza
le Regioni che hanno competenze piu’ estese ed i cui costi,
spesso, sono solo in minima parte comprimibili, che hanno piu’ investimenti da
co-finanziare (fondi strutturali, fondo sviluppo e coesione e hanno maggiori
oneri per trasporti”. Occorrerebbe introdurre, senza piu’ rinvii, nella
strutturazione del Patto di stabilita’ meccanismi di esclusione dai vincoli del
patto di stabilita’ di particolari tipologie di spesa (a partire da quelle per
investimenti, a quelle per i trasporti ed a quelle per i servizi sociali) che
possano consentire di risanare senza condurre all’asfissia l’economia locale e spingere
le imprese creditrici della pubblica amministrazione al fallimento.
Cosi’,
sembra spiegare Armao al suo successore, “quella che si prospetta e’ un’azione
di risanamento da prendere sul serio, senza offrire piu’ spazio a privilegi,
prebende, intermediazioni parassitarie che hanno costituito le cause del
paradosso dell’autonomia”.
Una lettura della cartella clinico-finanziaria di Mamma Regione quella di Armao che lascia interdetti. Ad avere affossato la Regione non è stata la mala-politica, per esempio quel comportamento su cui dagli ex-fascisti di destra agli ex-comunisti di sinistra si sono ritrovati tutti concordi ad ammettere la liceità del
co-finanziamento di fondi europei da destinare alla formazione, ove pulullano 250 aziende di cui sono titolari deputati, ex
deputati regionali del Pdl, Pd, Udc, uomini di Cgil, Cisl, Uil, …., le loro mogli, i loro segretari, le loro amanti, ossia l'intera platea
dei responsabili del disastro siciliano e che -purtroppo- non risulta stiano per essere avviati
alle patrie galere, ma che esigono ad alta voce ulteriore fieno, mettendo in porimo piano come povera gente da aiutare i loro
8.000 dipendenti (clienti). Ad affossare la Sicilia - a sentire la relazione dell'assessore di Raffaele Lombardo- sarebbe stato il Patto di Stabilità che non consente di sperperare per fini di ladrocinio e parassitismo altre montagne di miliardi, che peraltro non esistono più in nessun ambito nazionale.
Vergogna !!
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