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giovedì 8 novembre 2012

Giunta di Governo. Crocetta assillato .... tutti vogliono un posto

In quota Pd, cui toccherebbero quattro assessori  e attendono di potersi accomodare: Luigi Cocivolo, ex europarlamentare e caldeggiato da Sergio D’Antoni, Concetta Raia, rieletta all’Ars e spinta dall’area catanese del Pd, Mariella Maggio, ex segretario regionale della Cgil e presente nel listino di Crocetta, e poi un’altra donna che potrebbe essere l’economista Leandra D’Antone, collaboratrice del ministro per la coesione, Fabrizio Barca, un nome voluto dal Pd nazionale e dal responsabile degli Enti Locali Davide Zoggia.
In quota Udc, cui toccherebbero tre assessori, in pole position sono:  Lino Leanza, fino a qualche mese fa fra le fila dell’Mpa di Raffaele Lombardo, Giovanni Ardizzone, sponsorizzato dal capogruppo al Senato Giampiero D’Alia. Il terzo nome sarà un tecnico, favorita Margherita La Rocca Ruvolo, moglie di Giovanni Ruvolo, cardiochirurgo.
Poi Crocetta vorrebbe puntare su un magistrato, «di cui non rivelo il nome», diceva ieri ai giornalisti. Ma con ogni probabilità, sarà Nicolò Marino, magistrato di Caltanissetta e componente del pool che lavora alle stragi di mafia. Marino è catanese e nella sua carriera da magistrato è stato protagonista di inchieste scomode. Come quella riguardante la costruzione del nuovo Ospedale Garibaldi di Catania che divampò a fine anni Novanta. Un’inchiesta nella quella Marino fece arrestare per turbativa d’asta e concorso esterno in associazione mafiosa Giuseppe Castiglione, all’epoca assessore regionale all’Industria e Nuccio Cusumano, allora sottosegretario al Tesoro.
Ma la Cassazione annullò gli arresti e Marino polemizzò con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi «per la solidarietà espressa a Cusumano nel giorno della liberazione».
Oggi Marino è uno dei protagonisti dell’inchiesta sulle stragi del 1992, è un duro, uno che in occasione del conflitto di attribuzione sollevato da Napolitano ha detto che il presidente della Repubblica «è stato mal consigliato», e al Fatto Quotidiano disse: «D’Ambrosio è stato un grande magistrato, se è stato lui o altri a consigliare Napolitano, io non lo so. Una cosa è certa: l’apertura di un conflitto è stata un errore. In un’Italia che vive di misteri, non possiamo crearcene degli altri. Anche perché l’intervento di Napolitano può essere letto, da qualche malaccorto, come un modo per ostacolare il cammino verso la verità. Io non crederò mai che il mio presidente abbia sollevato il conflitto di attribuzione per questo motivo… ma oggettivamente questo conflitto ci distoglie da quell’attività di ricerca della verità che lo stesso Napolitano ci ha incitato a perseguire».

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