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domenica 22 maggio 2011

La crisi dell'agricoltura meridionale

Da Avola parte il «movimento dei forconi» in terra di Sicilia, in un battaglia comune che vede agricoltori di tutto il Sud ed i pastori sardi uniti contro la crisi dell'agricoltura.
«Ci sentiamo traditi, sfiduciati. Rappresentiamo un mondo antico che ha traghettato cultura e storia nel mondo moderno, ma non siamo più disposti a subire» sostiene un loro rappresentante ai giornalisti che vogliono capire se il mondo agricolo ha ancora un ruolo nel mondo in cui la gran parte dei bambini della scuola elementare pensano che il latte si realizza nelle fabbriche.
Al ministro per gli affari agricoli, Romano, coltivatori e pastori hanno chiesto impegni precisi come sgravi fiscali e rateizzazione dei debiti nei confronti dell’Inps.
Il ministro del governo Berlusconi, siciliano, si è detto pronto a sostenere la battaglia, spiegando come le criticità del comparto agricolo possono essere risolte solo col dialogo tra istituzioni, produttori, associazioni, lavoratori e sindacati. D'altronde a promettere i politici non si sottraggono mai.
Stanchi delle promesse disattese appaiono, comunque i rappresentanti dei Comitati in rete per l'agricoltura che hanno chiesto un percorso virtuoso per uscire dalla crisi.
Ma per il ministro Romano gli agricoltori restano i primi operatori di Protezione civile, i primi difensori dell'ambiente e del territorio, anche se la burocratizzazione eccessiva e non funzionale uccide l'agricoltura ed è per questo che occorre intervenire.
La verità comunque è che il problema dell'agricoltura, purtroppo, non è un problema ecoinomico; fino a quando i bambini continueranno che le uova o il latte si producono in fabbrica, piuttosto che in campagna, il problema inizialmente resterà un fatto culturale della nostra società.

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