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sabato 13 novembre 2010

I decreti vistati da Mons. Tamburrino valgono quanto le grida di manzoniana memoria

Casa Canonica della Chiesa della Favara
Il delegato pontificio firma e poi lascia l'applicazione alla buona volontà di Mario Bellanca 
 I lettori del Blog ci rimproverano di avere abbandonato la problematica del "settarismo"(*) di Mario Bellanca troppo presto. In pratica il Blog avrebbe dichiarato chiuso un dossier il cui contenuto e le cui manifestazioni sono invece ancora in corso di svolgimento e -peggio ancora- senza che ancora se ne conosca l'esito definitivo.
   Vediamo come stanno le cose:
--Il Blog ha seguito la singolare pastorale per l'evangelizzazione di Contessa Entellina, ad opera di Mario Bellanca, dalla seconda metà di agosto 2009 fino al discorso conclusivo da lui rivolto ai "Farabuti" del 17 Ottobre scorso; in effetti il Blog ha ritenuto -allora- che un decreto a firma di Mons. Tamburrino e di Mons. Sotir Ferrara fosse un decreto e che in quanto tale aveva l'efficacia di chiudere definitivamente con  l'annosa vicenda insorta in seguito all'applicazione sul nostro territorio della Teologia delle porte chiuse
   I lettori invece segnalano che Mario Bellanca i decreti del Vescovo (e del Delegato Pontificio) li sa sterilizzare, nel senso che non li fa applicare integralmente. Il decreto di nomina a rappresentante unico dell'Azione Cattolica eparchiale (quello che i fedelissimi non hanno voluto che si leggesse in Chiesa quel 17 ottobre: la domenica dei Farabuti) prevedeva non solo che Egli lasciasse la guida della Chiesa della Favara ma anche che lasciasse la "casa canonica" al nuovo responsabile nominato a dirigere la parrocchia.
   Mario Bellanca a cui il decreto è stato notificato alla fine di settembre aveva a disposizione, in effetti, più di quindici giorni per traslocare e consegnare i locali in buona efficenza. Invece avendo egli molti beni personali dentro quella casa non è riuscito, nei quindici giorni, a trovare una impresa di trasporto con tanti mezzi pesanti (Tir) ed ha chiesto una proroga di venti giorni, prontamente concessigli dai due prelati che avevano, evidentemente, errato nel ritenere congrui, per un sacerdote celibe, quindici giorni per il trasloco. Ma anche gli ulteriori venti giorni si sono rivelati insufficenti per la marea di cose da trasferire, cosicchè Mario Bellanca ha chiesto ulteriori venti giorni per traslocare.
   La cosa simpatica della questione è che i prelati (il prelato ?) concede la proroga verbalmente con una facilità da non dirsi. Si è scordato, il prelato, che Mario Bellanca fino a qualche mese fà conferiva con lui mediante avvocato.
   Noi tuttavia abbiamo la sensazione di non trovarci davanti ad un prelato caritatevole, di animo sensibile, bensì ad un prelato a cui fa comodo non accorgersi che Mario Bellanca sta creando difficoltà immotivate al sacerdote chiamato a sostituirlo nella conduzione della Chiesa della Favara. Non liberando la casa canonica Mario Bellanca costringe il successore nella guida della parrocchia a viaggiare giornalmente da Piana degli Albanesi a Contessa Entellina e viceversa, e fa ciò per evitare che lo stesso inizi la piena attività pastorale fra i fedeli.
   I prelati, ossia coloro che non  conoscono, non vogliono conoscere, le conseguenze di ciò che combinano oggettivamente stanno facendo il gioco di Mario Bellanca (e dell'avvocato ?).

* è chiaro il riferimento al divieto imposto -per quindici giorni- nell'agosto 2009 ai greco-bizantini di pregare all'interno della Chiesa della Favara

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