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Tentare di commentare gli atti del II Sinodo di Grottaferrata svoltosi fra le rappresentanze ecclesiali e laiche delle tre realtà bizantine d’Italia non è per noi cosa facile. Essendoci tuttavia proposti con questo Blog di scandagliare le realtà socio-culturali in cui sono immersi i paesi arbëresh di Sicilia, procederemo lungo un sentiero che riteniamo aperto a tutti i correttivi ed apporti di chi ha più titoli su questo campo. Il nostro commento sarà di volta in volta ora mirato ad un canone ed ora mirato ad un concetto.
Nelle premesse (prologo) del volume che raccoglie sia gli orientamenti pastorali che la disciplina canonica ciò che balza alla nostra attenzione è un relativo frequente ricorso alla “Trinità” (art. 7 – Con la creazione dell’uomo, l’opera creatrice della Santa Trinità raggiunge il suo culmine. …). E’ una frequenza relativa perché è verosimile che gli estensori dell’elaborato siano stati personaggi dalla cultura “romano-latina”. Nel mondo latino si fà più ricorso alla dizione "Dio", che a quella di "Trinità" infatti.
Dio per tutti i cristiani è uno, ma è anche trino. Esiste un solo Dio perche' esiste un solo Padre, è la spiegazione della Chiesa bizantina. Esiste un solo Dio perché esiste una sola sostanza divina è la spiegazione della Chiesa romana.
L'Occidente dice che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, le Chiese cattoliche orientali dicono che lo Spirito procede dal solo Padre. Sembrano due concezioni diverse di Fede, ed invece sono perfettamente conciliabili, anche se bisogna aggiungere che la Chiesa d’Occidente ha cambiato la formulazione all'inizio del secondo millennio, sulla spinta della Chiesa dei Franchi.
Perché sono compatibili le due formulazioni ?
Ci addentriamo su un terreno specialistico (purtroppo filosofico-speculativo, rispetto alla semplicità di fede dei primi cristiano-giudaici), ma ci proviamo.
E’ noto che molti punti fermi del Cristianesimo, ossia quei punti immutabili per ogni tempo, sono stati proclamati in seguito ai primi sette concili ecumenici (comuni a cattolico-romani ed a ortodossi-orientali) svoltisi dal 325 al secolo IX d.c. e pertanto con una certa lontananza dall'annunzio del Nuovo Testamento, anche se ad esso aderenti.
Nei dogmi della Chiesa -ancora indivisa- si è asserito che Cristo abbia avuto due nascite, la prima eterna (prima di tutti i secoli), la seconda in un punto particolare del tempo da Maria Vergine, o come in altri termini si dice “che il Logos, il Verbo, si è incarnato in un certo momento della storia ma era preesistente a quel momento”, allo stesso modo si sancì una netta distinzione tra la processione eterna del Santo Spirito (le relazioni che esistono dall'eternita' all'interno della Trinità: Padre, Figlio, Santo Spirito), e la missione temporale, l'invio dello Spirito nel mondo.
Le Chiese orientali, sia cattoliche che ortodosse, si basano su Giovanni 15,26, dove Cristo dice: 'Quando verra' il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verita' che procede dal Padre, egli mi rendera testimonianza'. Cristo invia quindi lo Spirito, ma lo Spirito procede dal Padre.
Abbiamo preso spunto da un rigo letto sugli atti del II Sinodo di Grottaferrata, ma abbiamo in realtà trattato di un tema “immenso”, su cui sono state scritte miliardi di pagine e milioni di volumi. La Santa Trinità è stata oggetto di più concili ecumenici ed occasione anche di lotte, eresie e guerre all’interno del mondo Cristiano.
Ci siamo permessi di inoltrarci su questo terreno solo perché il 13.09.1995 L’Osservatore Romano, organo della Santa Sede, ha riconosciuto la perfetta conciliabilità delle due formulazioni, ammettendo che è stata la chiesa Romana a modificare il testo originario uscito dal Concilio ecumenico del 381, e che tale modifica fu operata a decorrere dall’anno 1014. La Chiesa Romana, pur ammettendo che il testo originale è quello greco, uscito dal Concilio di Nicea-Costantinopoli, definisce "tradizione particolare liturgica" quella affermatasi nell'ultimo millennio nella chiesa latina
Riportiamo la chiarificazione voluta da Giovanni Paolo II e pubblicata dopo un incontro con Bartolomeo I su L'Osservatore Romano."La chiesa cattolica interpreta il Filioque in riferimento al valore conciliare ed ecumenico, normativo e irrevocabile della confessione di fede sull'origine eterna dello Spirito Santo così come l'ha definita nel 381 il concilio ecumenico di Costantinopoli nel suo simbolo".
Adempiendo alla richiesta formulata dal papa il 29 giugno nell'omelia alla presenza del patriarca ecumenico Bartolomeo I (cfr. Regno-att. 14,1995,393-396; Regno-doc. 15,1995,463), il Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani chiarisce il Filioque, la clausola che si trova nella versione liturgica latina del Credo niceno in uso in Occidente dal 1014, secondo cui lo Spirito Santo procede "dal Padre e dal Figlio".
Ribadita la fede nel Padre come "unica fonte e del Figlio e dello Spirito", la chiarificazione, intitolata Le tradizioni greca e latina a riguardo della processione dello Spirito Santo, identifica la clausola come "tradizione liturgica particolare" in sé legittima e tale da non scalfire "l'identità della fede nella realtà del medesimo mistero confessato" (CCC 248).
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