Altopiano della Bainsiza (oggi in territorio Sloveno) |
Eravamo ancora negli anni sessanta del Novecento quando mio nonno raccontava della sua partecipazione all’11° offensiva sul fronte dell’Isonzo concordata da Cadorna con gli alleati per alleggerire l’aggressività germanico-austriaca contro i russi sul fronte orientale. L’obiettivo era di conquistare parte dell’altopiano della Bainsiza.
In questi giorni mi è tornata in mente questa località: Bainsiza. Il nonno narrava di un territorio pieno di pietre e rocce e di un ordine assurdo ricevuto dai comandi: bisognava uscire dai ripari ed andare contro le truppe austro-tedesche che proprio in quei giorni avevano ricevuto rinforzi ed armi modernissime anche a costo della vita; bisognava raggiungere facendosi scudo solamente dei propri corpi le posizioni nemiche. Quando quest’ordine assurdo cominciò a circolare fra le truppe tanti furono i militari che ottennero permessi per imboscarsi nelle retrovie, tanti coloro che spontaneamente si arresero al nemico raggiungendo le sue postazioni, tanti coloro che su richiesta dei sindaci dei paesi di origine ottennero la “licenza” e non tornarono più al fronte.
Il nonno riferiva in quei suoi racconti anche di una lettera alla moglie, a Contessa, che intanto si preoccupava di far tirare avanti la famiglia con i cinque figli; nella lettera richiamava la circostanza che chi aveva più di tre figli avrebbe avuto diritto all’esonero dal combattere al fronte. La nonna portò immediatamente la lettera al sindaco di allora, un suo stretto parente, ma il nonno non ricevette alcuna esenzione e rimase sul fronte.
La battaglia iniziò nella seconda metà di agosto del 1917 con il nonno che dovette correre verso le postazioni nemiche che sparavano all’impazzata, i morti di entrambi gli eserciti furono migliaia e migliaia, tuttavia la Bainsiza, l’altopiano il cui nome non fu mai più dimenticato dal nonno fu conquistato dai soldati italiani lanciati, è il caso di dirlo, a petto nudo contro le mitragliatrici austro-tedesche.
Quella conquista di cui il nonno sempre andò fiero in vita sua per avervi partecipato tuttavia sul piano strategico complessivo della guerra non servì a nulla. In ottobre sarebbe arrivata infatti la ritirata di Caporetto, la vicenda che mise a nudo come i comandi italiani non disponevano di una solida strategia ed in un certo senso, standosene al sicuro, giocavano come se avessero a disposizione i soldatini di piombo.
Il sangue di migliaia di commilitoni del nonno sull’altopiano della Bainsiza fu sparso invano in quell’agosto del 1917 perché alla prima controffensiva austro-tedesca l’esercito italiano, avendo inutilmente conquistato un altopiano inadatto sul piano difensivo, ripiegò ben più giù del Piave.
Il nonno dopo quell'umiliante ottobre ricevette finalmente, a cagione dei cinque figli-ragazzi da mantenere, l’esonero dal servizio sul fronte. Portò a casa la pelle, ma seicentomila soldati italiani, a guerra conclusa, rimasero sul suolo alpino sterminati dalle moderne mitragliatrici.
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