E’ appena trascorsa una settimana dal concerto tenuto a Grottaferrata, eppure, nelle mie orecchie riecheggiano ancora le melodie dei canti melurgici che il coro ha intonato all’interno dell’Abbazia.
Si è trattato di un’esperienza emozionante ed illuminante, non solo per la possibilità di potersi esibire di fronte a persone di cultura e amanti del canto melurgico, ma anche per la possibilità di ascoltare “La Corale Polifonica di Grottaferrata”, che da 25 anni si adopera in questo settore. All’interno dell’abbazia, al suono di voci a varie tonalità e musiche inebrianti, ho respirato una pace che ormai non avvertivo più da parecchio tempo in un luogo sacro. Ci sono diversi modi in cui Dio si può manifestare, il canto è sicuramente uno dei più belli.
Il coro Padre Lorenzo Tardo ha eseguito uno spettacolo di quarantacinque minuti, con brani tratti dalla tradizione criptense e dalla tradizione siculo- arbëreshe, intervallato dalla presentazione di ogni brano e dalla relativa traduzione in italiano. Alla fine del concerto, che tutti avrebbero voluto più duraturo, il coro ha ringraziato gli organizzatori e, in maniera particolare, il direttore Papàs Nicolò Cuccia per l’amore, la cura e l’impegno da lui profusi nella tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Il coro ha palesato la perplessità che questa potrebbe essere l’ultima esperienza con lui, ma ha fortemente auspicato la speranza che egli continui a svolgere la sua opera di direttore come fatto fino ad oggi. Meritati apprezzamenti non solo dal presidente della Corale Polifonica, Lorenzo Bongirolami, ma anche dall’esperto Prof. Girolamo Garofalo, docente presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo all’Istituto di Etnomusicologia. A suo dire, il Coro Padre Lorenzo Tardo, non è stato solo pregevole da un punto di vista qualitativo dei canti, ma anche sotto il profilo dell’intonazione. Il Prof. Garofalo ha sostenuto che non abbiamo nulla da invidiare alla Corale Polifonica, attiva già da 25 anni, e che, certamente, uno degli aspetti a giocare a nostro favore è il fatto di sentire i canti come componente naturale della nostra identità. Secondo il suo parere, per noi non esiste il bisogno di costruire la tonalità, poichè essa è insita nel nostro essere arbëresh. Complimenti ricevuti da tutti anche per il bellissimo costume con cui il Coro si è accompagnato, proprio nell’intento di dimostrare che il patrimonio etnico- culturale di Contessa Entellina è una ricchezza da tutelare, promuovere e valorizzare con tutte le sue componenti in quanto sinonimo di storia e cultura identitaria di un popolo che affonda le sue radici in una storia passata ma che ancora vive e ci fa sentire nel mondo orgogliosi di essere contessioti.
Il convegno ha visto la partecipazione di parecchie personalità illustri ed esperti appartenenti a diversi Enti Locali e Università, quali Università Tor Vergata di Roma, Università Ionia di Corfù, Pontificia Università Lateranense di Roma, Università di Pavia, Università di Messina, Università di Bologna, Università di Palermo.
Grazie a questo evento, i componenti del Coro Padre Lorenzo Tardo hanno potuto visitare la capitale d’Italia, Roma con le sua maestosità. Per parecchi di loro, soprattutto per gli elementi più giovani (12-13 anni di età) è stata la loro prima visita della città, pertanto l’esperienza rimarrà di certo un ricordo indelebile nella loro memoria. Emozionante anche la visita all’intero complesso dell’abbazia con la ricca e meravigliosa biblioteca, il centro di restauro di libri antichi, il chiostro, la chiesa.
A conclusione di questo breve resoconto, mi viene spontaneo fare una considerazione del tutto personale: Il recente concerto del Coro Padre Lorenzo Tardo è solo uno dei tasselli che dimostrano quanto Contessa abbia delle potenzialità enormi non solo sotto il profilo storico, etnico culturale, paesaggistico, archeologico, ma anche sotto il profilo umano. Abbiamo giovani e meno giovani competenti nel campo della musica, canto, teatro, arte, storia, e di recente, si sta sviluppando anche un filone di artigianato e imprenditorialità locale. Complice di tutto ciò è di certo l’attaccamento ad una terra e ad un paese che ha una storia e delle tradizioni invidiate da chi viene da fuori o da ci vive intorno.
Ciò che lascia indignati di fronte a tutto ciò è l’inerzia da parte di chi ci governa, da parte di chi ha il dovere e il compito di scegliere in maniera sensata e di attivarsi per mettere in atto strategie e politiche utili a salvaguardare e promuovere ciò che a Contessa appartiene.
GRAZIE PAPAS NICOLO’
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