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venerdì 26 novembre 2010

Arriva Mons. Francesco Pio Tamburrino - Dubbitiamo che un uomo di Curia possa riconoscere di avere sbagliato nel suo operato. Però ...

  Arriva fra qualche giorno a Piana degli Albanesi il delegato pontificio, Mons. Francesco Pio Tamburrino. Si tratta dell'incaricato del Vaticano che dovrebbe rimettere ordine nell'Eparchia. Sul contenuto della missione evidentemente esistono interpretazioni differenti fra il "delegato" ed il sentire dei fedeli, o quanto meno di alcuni di questi. Egli per rimettere ordine intende verificare che quanto accade nell'Eparchia sia in linea con quanto accade a Roma, con quanto vuole la Curia. I fedeli invece intendono che quanto accade nell'Eparchia sia rispondente alle proprie attese di cristiani, alle tradizioni greco-bizantine e soprattutto che non crei disgusto nelle comunità.
  Finora le due linee di intenzioni non si sono incontrate. E crediamo noi che non ci sia volontà di farle coincidere.
  Il Monsignore per la verità non ha messo mani quasi su nulla finora; quel poco che ha toccato ha creato comunque avversione fra i fedeli; fra i fedeli intesi come comunità.
   Non ci scorderemo mai di ricordare al Monsignore che "l'ingiustizia fatta ad uno solo dei cristiani, non diventerà mai atto di giustizia solo perchè così operando si vuole allisciare il pelo a venti/trenta fedelissimi". Per essere più precisi diciamo al Monsignore che punire papas Nicola Cuccia solo perchè i "fedelissimi" potessero digerire più gradevolmente il disarcionamento di Mario Bellanca è una ingiustizia, anzi visto che il Monsignore è uomo di Chiesa, è un "peccato".
 Il Monsignore non può pensare che il "fine" (tenersi cari i fedelissimi) possa giustificare il "mezzo" (punire alla cieca chi ha dato gran parte della vita al servizio scrupoloso della comunità).
  Qualcuno ci ha spiegato che il Monsignore ha avuto sul tavolo, nelle carte che gli sono state presentate, già tutto previsto ed immaginato. Egli avrebbe solo messo la firma su ciò che amici e burocrati prima di lui avevano già immaginato. Ebbene, se così è stato, sarebbe bene che il Monsignore allargasse il bacino degli informatori; soprattutto quando gli viene chiesto un "incontro" dai sudditi (coloro che firmano l'8 per mille) che si adoperi nell'accoglierli piuttosto che nel respingerli.
  No, finora il Monsignore venuto da Roma ha solo fatto danni alle comunità, che solo in teoria, dovrebbe valorizzare. Gli consigliamo, se intende accettare consigli, di chiedere, in particolare per quanto riguarda Contessa Entellina, a papas Sepa se i decreti da lui firmati sono stati accolti con soddisfazione dalla comunità locale. Diciamo ciò perchè sappiamo che papas Sepa sta soffrendo una situazione che egli stesso sostiene, durante le omelie, di non avere cercata.
  Contessa Entellina prima dei "decreti, caro Monsignore, necessitava solamente di mandare in soffitta la "Teologia delle porte chiuse". Ella invece ancora fino ad oggi ci ha lasciato, fra noi, il teologo (il quale detiene la casa canonica e che -in ogni caso- nessuno di noi ha mai chiesto di allontanare bensì di rimandarlo in Seminario, in un Seminario, in un luogo di studio e meditazione, per altri cinque anni per fargli approfondire il Cristianesimo e la natura particolare anche sotto il profilo teologico dell'Eparchia in cui è venuto ad operare) ed ha allontanato chi per la "fede" e la natura originaria greco-bizantina della comunità ha dedicato se stesso.
  No, caro Monsignore, non si pigliano decisioni solamente sulla scorta di una montagna di carte.
  Faccia il pastore e visiti le comunità che Ella con i "decreti" ha scombussolato: veda quali sono gli effetti di quei provvedimenti adottati.
  A noi non interessa nè perchè nè come Ella abbia male operato finora sulla base di inesatte istruttorie. Ci interessa che Ella riporti a "giustizia" ciò che ha ingiustamente compiuto; riporti a giustizia ciò che da tutti è sentito come provvedimento ingiusto. Restituisca papas Nicola alla Comunità di appartenenza.
   Se comunque Ella ha buone ragioni nell'aver adottato la "punizione", ci dia le motivazioni. Motivazioni che Ella dovrebbe rilasciare primariamente alla Comunità (che è vera Chiesa) e solo in subordine all'Istituzione (che è Chiesa derivata).
Certo, nel dire ciò, ci scordiamo che la Chiesa non è una democrazia: ci perdoni !
Nei regimi antidemocratici è più facile operare ingiustizie.

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