Palazzo eparchiale - Piana degli Albanesi |
Nei giorni scorsi abbiamo cercato di porre attenzione sul ruolo e sulle responsabilità dei “prelati”, di Mons. Sotir Ferrara e Mons. Pio Francesco Tamburrino, nel destino non roseo dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
I Vescosi, è noto, hanno il compito di condurre, con la collaborazione dei loro sacerdoti, la pastorale fra i fedeli, di insegnare il corretto approccio e lo svolgimento della corretta vita di fede cristiana. Hanno il dovere di mettere nelle migliori condizioni di svolgimento della missione i sacerdoti, intervenendo con energia, se necessario, per prevenire le difficoltà insorgenti e con sostegno paterno in tutte le circostanze di angustie che potrebbero insorgere nel districarsi all'interno delle comunità loro assegnate.
Noi che abbiamo da qualche tempo seguito, certo dall’esterno e senza disporre di molti elementi valutativi, la situazione eparchiale dopo la nomina del “delegato pontificio” (visitatore apostolico dal maggio 2009) ci siamo formati la convinzione che questa nomina e questa funzione si siano risolte in un puro e semplice “atto burocratico”, e peggio ancora, siano semplicemente servite per complicare le già difficili problematiche preesistenti all’interno dei greco-bizantini di Sicilia.
Mezzojuso |
A) Il Vescovo Ordinario, è vero, per anni non è stato in condizione di nominare un parroco nella chiesa bizantina di Mezzojuso. Le ragioni generalmente vengono individuate nella scarsa autorevolezza con cui si è dovuto misurare con i sacerdoti-collaboratori. Nell’agosto 2010 il Delegato Pontificio ed il Vescovo Ordinario hanno individuato in papas Pietro Lascari, sacerdote del luogo, la figura del nuovo parroco.
Viene da chiederci (ma lo faremo pure per quanto è stato operato a Palazzo Adriano ed a Contessa Entellina) a distanza di un poco di tempo, a fase di avvio conclusa: “Mons. Tamburrino si è posto il problema di chiedere a papas Pietro come procede la sua missione ? Mons. Tamburrino si è posto il problema di verificare con i fedeli, con la comunità, come sta procedendo il frutto del suo atto burocratico ?”. Non vorremmo che spetti solo a papas Pietro adoperarsi nella missione, che per ipotesi, potrebbe esaurirsi nel navigare a vista. Chi si sta incaricando di supportare il di certo non facile procedere del nuovo parroco ? La comunità greco-bizantina di Mezzojuso ed il parroco necessitano di essere coadiuvate nel nuovo cammino intrapreso ?
Palazzo Adriano |
B) A Palazzo Adriano sono stati rimossi, sempre con spirito ed atto burocratico, sia il parroco bizantino che quello romano. Pare che la loro missione avesse, fino ad allora, sortito positivi effetti ed i fedeli di entrambe le comunità fossero soddisfatti. A subentrare a papas Sepa e a padre Giorgio sono stati chiamati papas Nicola Cuccia e padre Ruffino, il primo proveniente da Contessa Entellina, con l’evidente intimazione di fargli trascorrere un periodo di “punizione” per avere commesso “non si conosce cosa”. Questa è stata la ferma volontà di Mons. Tamburrino, le cui competenze nella conoscenza dell’Eparchia consistono nell’essere venuto in Sicilia alcune volte, nell’essere da sedici anni delegato pontificio a Grottaferrata, e nel disporre di montagne di carte. Padre Ruffino è invece proveniente dall’incarico di Vice parroco a Mezzojuso.
Entrambi, papas Nicola e padre Ruffino, da due/tre mesi stanno adoperandosi per immettersi nelle rispettive comunità, di cui poco conoscevano come storia, come natura socio-religiosa e come attese. Ci chiediamo: Mons. Tamburrino, il burocrate inviato dal Vaticano, si è in questi due/tre mesi preoccupato, si è interrogato, su quali siano state le conseguenze dell’atto amministrativo da lui disposto per le comunità di Palazzo Adriano, per i sacerdoti inviati, per le loro famiglie ?; in particolare si è interrogato se papas Nicola ha fatto le scelte appropriate perché la moglie, la figlia non abbiano a risentire pure loro della “punizione” inflittagli a causa “del non si sa per quale ragione” al loro congiunto ? Ci chiediamo ancora: Chissà se Mons. Tamburrino, monaco benedettino, e quindi persona digiuna sul modo di condurre una famiglia composta da marito-moglie-figlia abbia mai pensato che le “sanzioni” canoniche –ammesso che abbiano una ragione per essere applicate- vanno inflitte solamente al “punito” (nel caso specifico a papas Nicola) e non di certo alla moglie ed alla figlia. Chissà se Mons. Tamburrino, che ovviamente nega che papas Nicola sia stato “punito”, abbia sufficientemente riflettuto sulla circostanza che le decisioni all’interno della Chiesa non vanno prese in veste diplomatica, ossia, non vanno prese nel senso che dovendo rimuovere l’autore della “Teologia delle porte chiuse” occorreva dare il contentino ai “fedelissimi” per potergli dire che anche papas Nicola era stato rimosso. Questo tipo di diplomazia sa di politichese da basso impero, sa di ragionamento da quattro soldi e non ha nulla a che fare con la “verità”. Questo modo di operare ci ricorda il gioco da ragazzini che veniva fatto con i soldatini di piombo. Questo modo di operare non necessitava di un “delegato pontificio” fatto venire da Roma; sarebbe bastato l’inserviente delle pulizie del palazzo eparchiale.
Chissà se padre Ruffino è stato invitato dal “delegato pontificio” per riferire sulle problematiche trovate, insorte, affrontate, irrisolvibili e risolvibili in cui si è imbattuto. Siamo certi che nessuno gli è stato e gli starà vicino. Anche lui dovrà arrangiarsi. I prelati sanno solo usare la penna stilografica da burocrate.
C) continueremo prossimamente nell’esaminare la situazione dei sacerdoti “comandati” a subire la situazione contessiota. Situazione non certo rosea per i nuovi arrivati. Però questa situazione ci è in buona misura nota se è vero che il Blog è sorto al seguito degli avvenimenti ecclesiali di questa località.
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