Dalla comunità locale la risorgente vita
di Paolo Borgia
Ricominciare dai bambini, dagli adolescenti, dai ragazzi a ridisegnare una mappa culturale di questo momento storico incerto e instabile ma nello stesso tempo sensibile alle istanze prime e ultime implica una rinnovata riflessione intellettuale così come una urgenza ad attuare un coinvolgimento personale, richiede una mossa di tipo intellettuale così come un impegno, una “conversione” della persona.
Mezzojuso |
Due anni fa nella suggestione della Sala Consiliare del Municipio di S. Paolo Albanese (sono solo trecento le anime arbresce di quell’angolo del Pollino Lucano) ma anche nel Castello di Mezzojuso questo “concetto operativo” emergeva dal regno della gioia dei bambini, protagonisti di un saggio di intrattenimento: un cimento niente affatto semplice né facile.
Sì! Come colibrì e usignoli i bimbi cantavano, per nulla intimiditi da noi estranei e con naturalezza, in un certo senso consapevoli del proprio ruolo, frutto di una consuetudine educativa che traspariva con forza dalla gioia della scoperta del nuovo, dallo sguardo attento che cerca, dalla relazionalità fiduciosa e quotidiana. Che maestre in gamba!
Offrire strumenti per «imparare a imparare» è dare la possibilità di far fronte a un’epoca che rivela e riserva continuamente cose nuove e anche cose vecchie. Non dare un sistema ma imparare a fare a vivere attraverso «un processo umano globale e primordiale, nel quale sono determinanti soprattutto le strutture portanti dell’esistenza dell’uomo e della donna».
La carenza di relazionalità, la frammentazione specialistica della conoscenza, la distorsione della libertà, il disconoscimento dell’autorità buona sollecitano la costruzione di una «alleanza per l’educazione» nei diversi ambiti che hanno una relazione stretta col tema educativo: famiglia, scuola, comunità cristiana, lavoro, impresa, consumo, mezzi di comunicazione, spettacolo, sport nel tentativo di affermare l’essere umano nella sua unità.
Comprendere la tradizione e l’autorità da cui si proviene permette di valutare il proprio “punto di origine”, di vederlo distinto dagli altri e da altre possibili “visioni-ottiche” acquisibili. Nello stesso tempo l’essere umano ha bisogno di questa appartenenza e di questa distanza, di ricevere una identità e di sceglierla, vivendo la necessaria asimmetria del rapporto educativo, Asimmetria non rigida, non definitiva ma aperta e cangiante, in vista del rovesciamento-emancipazione.
Si connota così una “reciprocità elettiva” in cui si attua una concezione dell’autorità che realizza il suo scopo in questo dinamismo orizzontale, dove colui sul quale l’autorità si è esercitata, è arrivato a rispondere con risposta d’amore; e diviene, per questo, autorevole a sua volta.
Paolo Borgia
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