StatCounter

lunedì 19 settembre 2022

Una società migliore. Investire sempre più sulla formazione educativa (la cultura) dell'uomo.

 Capita sentire da tanta gente, magari poco scolarizzata, che le elezioni politiche, o regionali, e persino quelle negli enti locali, non servono perché (a loro dire)  chi si dedica alla "politica" mira a curare gli affari propri o di parte. E' una tematica che non sorprende in tempi in cui in Italia vanno per la maggiore i "populisti", coloro che nel Parlamento uscente hanno conseguito un terzo dei seggi, senza aver saputo impostare una politica condivisa  all'interno del Paese e all'interno dell'Unione Europea.

Investire sull'uomo (in formazione e cultura)

per avere cittadini sempre più consapevoli del vivere comunitario.

 La scolarizzazione è un fattore rilevante per infondere senso civico e per sapersi orientare sia sull'assetto istituzionale di un Paese che per capirne le modalità di formazione delle determinazioni politiche sui terreni della democrazia politica. Va detto anche purtroppo che attraverso Fb ci accorgiamo che gente con tanto di titolo e diplomi di laurea svolgono discorsi che fanno mettere in ombra i populisti non scolarizzati.

 L'economidsta Schultz in un articolo del 1960  sul Journal of Political Economy così avviò una visione diversa da attribuire all' "Educazione" pubblica mirata su tutti i cittadini: "Propongo di trattare l'educazione come un investimento nell'uomo e le sue conseguenze come una forma di capitale. Dato che l'educazione è parte della persona che la riceva, mi riferirò a essa come capitale umano".

 Successivamente a quella "nuova visione", l'educazione, la formazione culturale dell'uomo, non fu più ritenuta come avveniva fino ad allora come spesa di consumo da parte degli Stati, ma come investimento sull'uomo. Fu proprio negli anni '60 del Novecento che in Italia fu infatti istituita -in ogni comunità locale- la Scuola Media triennale obbligatoria. Era avvenuto, quindi, che quella nuova teoria del capitale umano vedeva le "conoscenze", i bagagli umani culturali, come fattori di ulteriore processo produttivo (un investimento sulla natura umana), parallelo a quanto da qualche secolo veniva considerato il "capitale fisso" di ciascuna azienda. Ci si proponeva di strappare ai ragionamenti "populisti" quanta più gente possibile. Fare di tutti i residenti dei "cittadini consapevoli" attraverso l'istruzione pubblica.

 Usando il linguaggio economico si può quindi affermare che il valore economico destinato alla formazione umana non è altro che la capacità di accrescere la produttività dei cittadini-lavoratori, mediante l'allargamento di "visioni" che ciascuno cittadino (e lavoratore) consegue. Fino a renderlo cittadino consapevole, da strappare al modo di ragionare "populista". Anche perché così esige la Costituzione Repubblicana.

Continuando ad usare il linguaggio dell' "economia" si può sostenere che investire in capitale fisso (macchine, impianti etc.) vuol dire rinunciare a parte degli utili per poter disporre di nuove installazioni e di nuovi macchinari che nel tempo garantiranno maggiori produzioni; investire nell'educazione (in scolarità sempre più estesa, sempre più completa, ossia in "cultura") significa accrescere il "capitale umano " di un Paese, ossia accrescere i livelli formativi di un Paese e pagare i relativi costi oggi con l'obiettivo di avere un Paese più produttivo, più formato culturalmente domani. Significa peraltro disporre di più PIL domani.

 Finora abbiamo usato il linguagio della scienza economica, ma questa logica non è distante dal formare "cittadini" via via sempre più coscienti di diritti e di doveri. Arriveremo da questo iniziale taglio economicistico a cogliere il perché dei "populisti" odierni che sanno lamentarsi ma mostrano di non avere colto l'orizonte complessivo verso cui una intera società deve mirare.

Nessun commento:

Posta un commento