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domenica 18 settembre 2022

Alle radici del Cristianesimo


Appunti e riflessioni ripresi dalla bozza predisposta  

dalla Commissione intereparchiale in vista del Sinodo (2003)


IV MANDATO PERMANENTE DELLA CHIESA

Santificazione

65. Tradizioni di santità

Ciascuna delle varie tradizioni che compongono sinfonicamente l'Una Sancta, ha vissuto e vive la complessa realtà dell'essere "nel" nondo e "per" il mondo, secondo forme proprie che legittimamente la caratterizzano. La tradizione bizantina ha sempre visto - come tutte le Chiese di ininterrotta continuità apostolica - la sorgente essenziale della vita cristiana nel dono di Dio. Il primo e più necessario dono è la carità, ma perché,  come buon seme, cresca e fruttifichi, si deve ascoltare volentieri la Parola di Dio e, con l'aiuto della sua grazia, compiere la sua volontà, partecipando frequentemente ai sacramenti, ed ha sempre posto al centro della vita ecclesiale la celebrazione della liturgia in tutte le sue forme. La Divina Liturgia è  "la" forma di comunicazione per eccellenza delle realtà celesti, diviene con la realtà concreta delle persone adunate qui ed ora dallo Spirito in comunità misterica: "Noi che misticamente raffiguriamo i Cherubini..." (Inno del Grande Ingresso); "Ora le potenze del  cielo invisibilmente con noi adorano... (Inno dell'Ingresso dei donio Presantificati).

Dalla grazia comunicata nei santi Misteri si espante la santificazione di tutta la vita. Nella Divina Liturgia celebriamo tutta l'opera di santificazione dell'uomo e del cosmo nell'attesa del ritorno del Signore. La vita vissuta "in Cristo" (San Nicola Cabasillas) è, di fatto, quella dell'assimilazione della grazia sacramentale. Tale progressiva assimilazione si manifesta nella crescita della capacità di amare le creature in Dio, mentre all'occhio dello spirito diventas a mano a mano più trasparente la realtà profonda che ogni essere sussiste in Dio. Essa sio manifesta aòtresì nel bisogno crescente di preghiera: sia della preghiera che scandisce, in particolare con la celebrazione della Liturgia delle Ore, il giorno e la notte e il tempo dell'anno, poi della preghiera ininterrotta (cfr. 1 Ts 5,17), fatta di contemplazione silenziosa, la preghiera in famiglia che innalza l'amore umano, santificato dall'epiclesi dello Spirito, a vera Chiesa domestica (Pavel Evdokimov).

66. Divinizzazione

All'opera di risposta di ciascun cristiano alla grazia di Dio nella quale consiste il processo della divinizzazione (théosis; cfr 2 Pt 1,4), sulla quale tanto insiste la migliore tradizione patristica e bizantina, è innanzitutto indispensabile la funzione ministeriale della Chiesa, alla quale è legata l'intera economia sacramentale. Nell'aiuto, però, di cui abbisogna ogni discepolo per una valutazione adeguata davanti a Dio della propria condizione spirituale, per il discernimento e per il progresso in una sequela autentica, preziosissimi sono i carismi che ad alcuni cristiani - uomini e donne, chierici e laici - lo Spirito elargisce perché possano svolgere la diaconia dell'accompagnamento dei propri fratelli che chiedono loro consiglio e illuminazione.

La tradizione patristica e monastica sottolinea con forza l'importanza, anzi la necessità, per una vera maturazione spirituale, della guida offerta da un fratello o da una sorella che siano più avanti nelle vie di Dio. E' il carisma della paternità/maternità spirituale, rappresentato in ogni tempo da persone il cui dono è riconosciuto e altamente stimato nella comunità ecclesiale: sono i gerontes, gli starcy (gli Anziani)  della tradizione bizantina di lingua greca e slava, maestri di vita e di preghiera che lo Spirito suscita ed addita a chi nutre il fermo proposito di un genuino progresso spirituale.

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La comprensione della Liturgia

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La pensa così ...

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Marco Ballarini

 Prefetto della Biblioteca Ambrosiana dal gennaio 2018. Teologo.

Partecipare alla celebrazione liturgica dovrebbe generare l'esperienza della visibilità -nei segni sacramentali - di ciò che è invisibile, di ciò che si trova sull'altro lato della realtà. Ma sembra che ormai gli uomini contemporanei vivano, invece, in un mondo autosufficiente e autogiustificato dove l'incontro, "in ascolto e in obbedienza", con una realtà "altra" - la redenzione e la salvezza per "pura grazia", non come conquista - non sia percepibile, nè tanto meno esaltato, nel momento liturgico.

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