Escludendo gli amanti della Storia, dell'Architettura e pochi altri uomini curiosi dei tempi andati, per secoli i Castelli (e ancor più i loro ruderi) sono sempre stati ritenuti dalla Pubblica Amministrazione fastidiosi "ruderi", non solo nelle aree "contadine" dove libri ed archivi pubblici frequentemente finivano negli immondezzai o addirittura lungo i bordi degli stradali, ma anche -addirittura- all'interno degli stessi uffici pubblici dove frequentemente i carpettoni, i documenti del passato vengono trattati da scartoffie e da ingonbri.
Quanto riportato ovviamente si riferisce ai castelli meno vistosi perché in parte diroccati o comunque non celebri. Da alcuni decenni comunque è -sia pure lentamente e per opera di animi sensibili- in corso un crescente interesse in Sicilia che, come a Contessa Entellina, fa sì che attraverso i castelli (Calatamauro, Vaccarizzo, ed altri delle aree prossime, compresi alcuni ruderi di Entella) si va ricostruendo la Storia e pure l'identità delle popolazioni che ci hanno preceduti.
Qualsiasi castello, per sua natura, trasmette il messaggio di iniziali nuclei umani entro cui ed attorno a cui si sono sviluppati "interessi umani", i più vari. Non esiste castello, o suoi ruderi, che non conserva memorie antiche, tante ed ovviamente stratificate nel lungo lasso di tempo. Altro aspetto che gli studiosi (e pure i curiosi) colgono nelle antiche strutture fortificate è l'inestricabile rapporto che esiste fra l'insediamento del "Castello" ed il paesaggio che gli sta attorno.
(Segue)
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