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giovedì 29 settembre 2022

Perché ci ricordiamo di

 Carlo Levi

Carlo Levi (Torino 1902 - Roma 1957) dopo la laurea in medicina si dedica alla pittura, alla scrittura e alla politica. Nel 1929 fonda a Parigi, con Gaetano Salvemini, Emilio Lussu, Carlo Rosselli e Alberto Tarchiani, il movimento "Giustizia e Libertà"

  Arrestato dalla polizia fascista, viene condannato al confino in Lucania (Basilicata), dove scorge il "problema meridionale" e da quella esperienza nasce il romanzo più conosciuto fra i suoi tanti altri: Cristo si è fermato a Eboli  (1945). Si tratta di un diario e libro di memorie, saggio etnologico e sociologico e nello stesso tempo di un romanzo.

  E' descritto il mondo "chiuso" di Aliano (Gagliano), il paese dove Carlo Levi trascorre il "confino" impostogli dal Fascismo e che diventa il simbolo di quell'Italia vicina al mondfo civile spazialmente e contemporaneamente lontanissima di secoli dalla "civiltà" e dall'umanità. Un viaggio  nel mondo contadino "arcaico" come l'hanno definito tantissimi autori che vengono a conoscenza, mediante il libro di Levi, di un mondo contadino e arcaico in cui vige persino la magia come risposta alla miseria e all'ignoranza.

 Una frase memorabile di Levi recita: "Non può essere lo Stato a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato".

 Per Levi si trattò della scoperta della "Questione Meridionale", quella questione che il mondo civile ha pochi decenni dopo ritrovato nella Sicilia Occidentale, in anni ancora più tardi, solamente quando le televisioni di tutto il mondo arrivarono nella Valle del Belice per cogliere gli effetti del terremoto '68.

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