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martedì 20 settembre 2022

Perché ci ricordiamo di

 Giovannio Pico della Mirandola


E' stato un umanista e filosofo del Quattrocento che ha posto, in tempi in cui i diritti dell'uomo e la Rivoluzione Francese erano lontani da venire, al centro dell'attenzione la "dignità" umana. 

Il suo ideale di concordia universale viene riposto sul tema della dignità e della libertà dell'uomo (hominis dignitate "1486"). L'uomo, sostiene, è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata:

--è posto nel "cuore del mondo" 

--il suo arbitrio è di essere libero, in grado di scegliere il proprio destino, degenerando verso "le cose inferiori" o elevandosi all'altezza delle creature angeliche.

L'esperienza dell'individuo

Scrive Pico della Mirandola:

Stabilì finalmente l'ottimo artefice che a colui cui nulla potea dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera  di natura indewfinita e postolo nel cuore del mondo così parlò: "Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua,  perché quel posto, quell'aspetto, quella ptrerogativa che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi.

La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnerai. Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortaler, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai,  secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.

(G. Pico della Mirandola, De hominis dignitate, 

a cura di E. Garin, Firenze 1942, p. 104).

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