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martedì 18 dicembre 2018

Politica e tristezza. I populisti e le vicende dei padri

Conosciamo gli affari di famiglia di Renzi, di Maria Elena Boschi, di Luigi Di Maio e adesso quelli di Di Battista.
Con la terza repubblica la Politica è ridotta a "cortile" degli affari privati. 
Non c'è dubbio che questo stile l'hanno introdotto i M5S, ossia i populisti e adesso, pure lro, subbiscono i frutti della loro creatività.

Dopo l'impresa edile di Antonio Di Maio da Pomigliano, padre di Luigi; questa volta tocca finire nel tritacarne delle vicende private a Vittorio Di Battista, da Fabrica di Roma (Viterbo). Se il genitore del vicepremier è finito nei guai per il lavoro nero di alcuni operai, fabbricati abusivi e un'ipoteca da 350mila euro, ora scoppia la storia della Di.Bi.Tec. azienda della produzione e distribuzione di accessori tecnologici per il bagno. 
Secondo la visura camerale pubblicata da Il Giornale, l'impresa del papà di Alessandro ha 53mila e 370 euro di debiti verso i dipendenti, 151.578 euro di debiti verso le banche; 135.373 euro di debiti verso i fornitori; 60.177 euro di debiti tributari, dunque verso lo Stato.
Numeri questi che si riferiscono al 2016 perché l'azienda non ha ancora pubblicato il bilancio 2017.

Ed intanto il paese continua ad indebitarsi per finanziare la pubblica demagogia di chi non sa evitare nemmeno le crisi delle azende di famiglia e/o  che coinvolgono membri della famiglia. 
In nessuna parte del mondo si ritiene di sollevare la gente, le popolazioni, dai disaggi sociali con l'assistenzialismo piuttosto che creando posti di lavoro con gli investimenti. Da noi c'è la corsa a chi è più demagogo degli altri.

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