Il rischio: dopo gli incompetenti
inevitabilmente arriverà un altro
Monti
RINALDO GIANOLA, giornalista
I segnali ci sono tutti. Un chiaro rallentamento della ripresa del Pil, un aumento netto dello spread, la Borsa in flessione, gli investitori internazionali in ritirata. A cavallo tra l’estate e l’autunno, in coincidenza con la definizione della legge di Stabilità, l’Italia potrebbe trovarsi nel mezzo di una nuova emergenza finanziaria causata dalle scelte sciagurate del governo leghista-grillino. Che la situazione stia velocemente mutando e che la maggioranza di governo stia conducendo il Paese verso lo schianto lo ha capito anche Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, conosciuto come il “leghista che ha studiato”, che parla con Mario Draghi. Ha avvertito i suoi colleghi di governo: “Quando è previsto un attacco nucleare bisogna preparare i rifugi”.
L’attacco è quello degli investitori e dei mercati che, dopo un’attesa di un paio di mesi, hanno capito qual è la natura del governo Conte e quali sono le insostenibili proposte di politica economica e industriale. I movimenti sono già chiari. Lo spread, il differenziale di interesse tra Btp e Bund, continua a salire dall’esordio del nuovo esecutivo populista e ha superato ormai la soglia dei 255 punti. Mentre Di Maio e Salvini se la prendono con le trame nemiche europee sarà utile ricordare che il sensibile aumento dello spread ha un impatto diretto sul costo del debito pubblico e oggi l’Italia paga il doppio rispetto ai “bonos” spagnoli. Bisognerà offrire interessi ben più allettanti agli investitori internazionali che saranno invitati a sottoscrivere i nostri titoli di Stato. Tutte le analisi e le valutazioni internazionali, dal FMI alla Commissione Ue, hanno indicato il grave pericolo per l’Italia di allontanarsi dall’impegno e dal percorso di rientro del debito pubblico. Il ministro dell’Economia Tria, con la benedizione preoccupata del Quirinale, è certamente convinto della necessità di seguire una linea prudente nella stesura del prossimo bilancio, ma deve fare i conti con Di Maio e Salvini che vogliono “subito” il reddito di cittadinanza e la flat tax. Tria sostiene che le proposte del governo saranno sostenute senza sfondare il deficit e controllando il debito. Vedremo. Per ora la domanda è: chi paga? Dove si trovano fondi per alcune decine di miliardi? E la sterilizzazione dell’Iva? Nella maggioranza di governo si sente parlare di interventi fuori dai vincoli europei, mentre l’economia ormai rallenta e “cresce” dello 0,2% al trimestre, cioè nulla.
Ma non è tutto. La caduta di credibilità del nostro Paese sui mercati internazionali si sta misurando su altre questioni rilevanti. La prima è l’Ilva. La cordata guidata da Arcelor-Mittal si è aggiudicata il gruppo siderurgico, ma Di Maio e i grillini hanno fermato tutto. Il ministro dello Sviluppo economico ha convocato un tavolo con 62 sigle, compresi i suoi amici, per discutere del futuro dell’Ilva di Taranto. Tra un mese l’Ilva non avrà più soldi in cassa, niente stipendi, niente soldi ai fornitori. Di Maio, spalleggiato dal governatore della Puglia Emiliano (il Pd ha prodotto pure Emiliano…), minaccia di far saltare l’operazione perché non vuole affidare l’Ilva “al primo che passa”. Arcelor-Mittal non è il primo che passa, è il più grande gruppo industriale dell’acciaio al mondo che ha messo sul tavolo 4 miliardi di investimenti, tra acquisto e bonifiche, per l’Ilva. Un comportamento del genere mette in ridicolo il nostro Paese e spinge lontano gli investitori internazionali di cui la nostra economia ha bisogno come il pane.
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