PIANA DEGLI ALBANESI.
Anche sotto il sole e col
caldo agostano a piazzetta San Nicolò, nel Palazzo Vescovile, si è continuato a
lavorare. La vigilia della festa della Dormizione della Madre di Dio (ferragosto)
sono state notificate ad una diecina di esponenti del clero le lettere a firma
di Mons. Giorgio Demetrio Gallaro con cui egli ha disposto un secondo
provvedimento di avvicendamento di sacerdoti da una parrocchia all’altra - dopo
quello di qualche tempo fa che aveva interessato esclusivamente il clero greco
-.
Occhi informati hanno
subito notato che sacerdoti che da qualche anno erano stati, come dire,
posteggiati sono stati adesso recuperati. Ma a parere di chi segue più da
vicino le vicende della piccola, ma preziosa dal punto di vista ecumenico
Eparchia bizantina in terra di Sicilia, i rapporti del Vescovo Gallaro, venuto
dagli Stati Uniti tre anni fa per
succedere al Vescovo Sotìr Ferrara, e alcuni rappresentanti del clero non sono proprio
fraterni. Tutti ricordano la decisione del Consiglio Presbiteriale che in
grande maggioranza qualche tempo fa ha rassegnato le dimissioni per le troppe
incomprensioni col nuovo Vescovo e sono tanti gli osservatori che evidenziano
che dal suo insediamento non si tiene una Assemblea generale del clero e/o dei fedeli.
Ancora in questi giorni si
è appreso che presso la Congregazione Pro
Ecclesiis Orientalibus giace un ricorso gerarchico del ben noto nel
territorio eparchiale diacono Paolo Gionfriddo, e che esso è già in corso di esame
e valutazione.
La questione, in breve,
presenta aspetti di facile comprensione per chiunque:
Premesso che la persona del
diacono nel rito bizantino è parte integrante del clero e gode delle stesse garanzie
e tutele, è accaduto che Mons. Gallaro mesi fa ha sospeso a divinis il diacono Gionfriddo, persona stimata in
tutto il territorio diocesano per l’impegno e la dedizione nel servizio
ministeriale, non per ragioni morali e/o di grave scandalo contemplati nel
Codice di Diritto Canonico, ma per una vicenda di natura privatistica e che
quindi sarebbe oggetto del Diritto Civile e la cui auspicata - da tutti -
soluzione potrebbe eventualmente competere al giudice di Piazza Marmi, a
Palermo, e non al Vescovo.
Oggetto delle attenzioni
del Vescovo che lo hanno determinato ad adottare il gravissimo provvedimento è l’abitazione
del diacono e della sua famiglia la cui proprietà è del Seminario diocesano.
Questa è stata assegnata al diacono e alla sua famiglia all’inizio degli anni
ottanta dall’allora Vescovo Perniciaro senza un preciso termine di scadenza.
Mons. Gallaro non avendo
ottenuto la firma su un nuovo schema di contratto che riportava però la durata quinquennale
del bene in questione ha ritenuto sorprendentemente di dover applicare la
sanzione della sospensione “a divinis”
prevista dal diritto canonico.
La vicenda ha suscitato
grande scalpore e preoccupazione fra i fedeli, particolarmente fra quelli della
Parrocchia della Martorana a Palermo, dove il diacono svolge lodevolmente da
oltre un trentennio il suo ministero (insieme agli
incarichi di Direttore
della rivista ”Oriente
Cristiano” e di
incaricato per l’Ecumenismo).
I fedeli hanno sottoscritto
una petizione inviata alla Congregazione delle Chiese Orientali ed il Prefetto,
Cardinale Leonardo Sandri, rispondendo alla nota di solidarietà dei
parrocchiani ha assicurato che la vicenda è in corso di esame.
Nessun commento:
Posta un commento