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venerdì 4 maggio 2018

Verso il 10 giugno. Esiste già un modo per contrastare la povertà, non ha sufficienti stanziamenti però.

Perchè i gruppi politici che si apprestano a partecipare alle elezioni amministrative del 10 giugno ne tengano conto (se lo ritengono) nei loro programmi, riportiamo l'illustrazione di un mezzo di contrasto alla povertà, già vigente, in attesa del favolistico "reddito di cittadinanza".
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Dal 1° gennaio 2018 è in vigore il Reddito di inclusione (ReI) che vorrebbe essere una misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. 
Il ReI è una misura a vocazione universale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà. Viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’ISEE, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. 
In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al REI i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. Fermo restando il possesso dei requisiti economici, il REI è compatibile con lo svolgimento di un’attività lavorativa. Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della NASpI o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria. Il ReI è articolato in due componenti:
- un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti;
- una componente di servizi alla persona identificata, in esito ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l’altro, della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona e servirà a dar vita a un "progetto personalizzato" volto al superamento della condizione di povertà. Tale progetto indicherà gli obiettivi generali e i risultati specifici da raggiungere nel percorso diretto all’inserimento o reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale, nonché i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita, oltre al beneficio economico connesso al ReI e, infine, gli impegni a svolgere specifiche attività, a cui il beneficio economico è condizionato, da parte dei componenti il nucleo familiare.
Il ReI sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente. 
Al ReI si accederà attraverso una dichiarazione a fini ISEE "precompilata". È un’importante innovazione di sistema, che caratterizzerà l’accesso a tutte le prestazioni sociali agevolate migliorando la fedeltà delle dichiarazioni da un lato e semplificando gli adempimenti per i cittadini dall’altro. 

Quali Enti sono coinvolti ?
Il progetto REIS, vede da una parte i Comuni che s’impegnano ad erogare l’assegno di povertà in associazione ad un progetto personalizzato, l’INPS che è l’ente attuatore del progetto e degli strumenti telematici sia per effettuare la domanda assegno di povertà da parte dei richiedenti che per lo scambio di flussi dei dati tra i Comuni, ed infine il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha il compito di verificare l’efficacia dell’assegno con l’effettiva integrazione sociale della famiglia.

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