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lunedì 14 maggio 2018

Con le immagini ... ... è più facile

POLITICA: Il seguito della partita tra Lega e 5 Stelle
Il tempo passa, ma gli sfidanti sono sempre gli stessi, Di Maio-Bergomi con spalla andreottizzata e Salvini-Bluto. 
Rispetto a precedenti passaggi si può cogliere che il leader leghista si è tolto la giacca, a significare che ora fa sul serio. 
C’è anche un netto spostamento dal centro del tavolo verso la parte grillina, a conferma del tentativo di Giggino di accaparrarsi la premiership. 
Tuttavia la mancanza di gambe alle sedie preconizza l’instabilità del nascituro governo, su cui aleggia lo spirito di Berlusconi di nuovo eleggibile. 

Se Silvio a marzo gufava sull’intesa 5S-PD, oggi non c’è, eppure è più che mai presente, a giudicare dal modo in cui Salvini si siede sull’indefinito. 
Come andrà a finire non si sa, tutto dipende da quello che dirà l’arbitro-notaio: il Presidente Mattarella.

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L'arbitro-notaio
Per anni molti politici, commentatori e studiosi, in gran parte di sinistra, hanno indicato in ogni ipotesi di Repubblica presidenziale o semipresidenziale l’anticamera del gollismo, o addirittura di un regime autoritario. Del resto gran parte della cultura politica dell’Italia repubblicana, dalla Costituente in poi, è stata ispirata a una vera e propria paura di ogni leadership forte.
A Mattarella spetta in questa fase storica cimentarsi con la volontà (o l’esigenza) della presidenzializzazione.
Nel nostro ordinamento costituzionale i poteri della presidenza della Repubblica sfuggono a una precisa configurazione. Nella realtà si dilatano allorquando l’impopolarità dei partiti e l’instabilità del sistema politico assume caratteristiche parossistiche, come ai giorni nostri.

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