I “populisti”.
Caratteristica dei populisti è che evocano e invocano il “popolo sovrano”, contro le élites finanziarie, economiche, burocratiche e, in generale, le nomenklature politiche e sindacali.
Per questo processo, la “democrazia rappresentativa” si trasforma in “popolocrazia”, poiché il “demos”, il principio della cittadinanza, titolare di diritti e doveri, tende a venire ri-definito in “popolo” quale comunità indistinta ma unita dai confini e dai “nemici” che per principio sono l’establishment, gli stranieri, i “diversi”.
Lo storico e sociologo francese Pierre Rosanvallon ha osservato che il populismo “radicalizza la democrazia di sorveglianza, la sovranità negativa e la politica come giudizio”.
II populismi e i populisti hanno assunto un ruolo rilevante e crescente, dalla Francia, con il Front National della Le Pen alla Germania, con l’Afd, partito populista e di destra nato solo tre anni fa, che ha riportato oltre il 14% nel “municipio storicamente rosso” di Berlino e con il 21%, ha superato la Cdu nel Meclemburgo-Pomerania; in Olanda e in tutta la Scandinavia, nell’Ungheria di Orban, in Polonia, nella Repubblica ceca e nella Slovacchia nel quadro di una coalizione, nel Belgio dove siedono al governo ministri della Nuova alleanza fiamminga, e da ultimo in Austria, dove il Partito della libertà (FPO) dopo le elezioni dell’ottobre 2017 è entrato in un governo guidato dai popolari e occupa dei posti chiave, senza dimenticare che in Inghilterra l’Ukip, il partito britannico nazionalista ed “euroscettico”, al tempo guidato da Farage, ha conseguito l’obiettivo alla base della propria genesi: la Brexit e per tacere di Trump, che, vinte le elezioni presidenziali contro il sistema dei poteri “forti” americani, cavalca con il protezionismo il malcontento dei ceti sociali più deboli.
Il sociologo Mauro Calise, sostiene che i populisti sono “proteiformi”, in grado di “adattarsi al malcontento popolare”, che vive l’angoscia degli attentati terroristici dell’integralismo islamico, della grande migrazione che viene dall’Africa e dal Medio Oriente, insieme alla crisi economica prodotta dalla globalizzazione e dall’austerity europea imposta dalla Germania, alimentando l’insicurezza e la contemporanea affermazione del populismo, nella versione moderna dei gazebo, del web e dei social.
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