LA SICILIA/Catania
GIUSEPPE RECCA.
Tante opere completate ma anche molte che ancora
attendono un completamento. E tanti contenziosi tra privati e Stato per
contributi stanziati e non assegnati, con case costruite con soldi propri in
attesa dell'importo annunciato dalle autorità. C'è tutto questo nelle
conclusioni alle quali è pervenuta la commissione ambiente del Senato in
occasione di una "tre giorni" di incontri con gli amministratori dei
Comuni belicini colpiti dal terremoto del 1968 fatta per tentare di capire come
sia possibile che dal Belice si chiedano ancora soldi a ben 48 anni dal sisma
del 1968.
La delegazione era composta da Giuseppe Marinello, che ne è il
presidente, e dai senatori Bignami, Caleo, Iurlaro e Piccoli. La missione ha
inteso verificare lo stato di attuazione dell'opera di ricostruzione, mettendo
in evidenza le criticità ancora presenti per redigere una risoluzione che sarà
in seguito valutata dalla commissione stessa.
Dalle verifiche è emerso che nel
periodo compreso tra il 1968 e il 1995, lo Stato al Belice ha destinato 3.100
miliardi di lire per la ricostruzione, dei quali però solo 2.272 sono stati
erogatì. All'appello mancano 450 milioni di euro. Nella XII legislatura una
commissione bicamerale ha adottato due provvedimenti per con sentire
l'erogazione di 573 miliardi di lire, oltre alla possibilità di contrarre mutui
che avrebbero fruttato 111 miliardi di lire. Ma nel 2000 la commissione
concluse che il fabbisogno relativo alla ricostruzione ammontava a 1.838
miliardi di lire per le abitazioni private e 1.007 miliardi per le opere
pubbliche.
Nel 2005 il ministero delle Infrastrutture si avvalse del lavoro
istruttorio già fatto dal provveditorato alle opere pubbliche, il quale
individuò l'elenco delle opere prioritarie per ciascun Comune, quantificando in
133 milioni di euro il fabbisogno finanziario, ma a disposizione c'erano solo
14 milioni e mezzo, ai quali se ne sommavano 5 della Regione Sicilia. Si rese
dunque necessario individuare i criteri di selezione degli interventi da
ammettere a finanziamento. La priorità andò al completamento di opere di
urbanizzazione primaria e a quello delle opere pubbliche già cantierabili.
Nel
triennio 2005,2006 e 2007 lo Stato stanziò altri 15 milioni di euro. E poi
ancora 20 sempre nel 2007, 30 nel 2008 e 50 nel 2009 (poi ridotti a 37).
Dopo
quattro anni arrivarono altri 10 milioni, ma intanto i Comuni furono tenuti ad
approvare i progetti dei privati, riconoscendo il diritto a percepire i
contributi pubblici che ancora non avevano incassato.
Il risultato è stato che
i beneficiari, dopo aver realizzato i lavori a spese proprie, si rivolsero al
giudice per chiedere di condannare gli enti al pagamento delle somme. Tutto ciò
ha provocato squilibri nei bilanci comunali.
Oggi, dopo 48 anni, i Comuni sono
ancora costretti a chiedere l'elaborazione di un vero e proprio progetto di
sviluppo socio-economico delle aree interne della Valle.
Il presidente della
commissione, Giuseppe Marinello, auspica adesso una cabina di regia con un
ruolo forte dei sindaci dell'area e della stessa Regione siciliana, a cui
spetterà una parte importante nell'opera di programmazione degli interventi
dell'agenda 2014-2020.
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