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lunedì 5 settembre 2016

Terremoto 1968. La Ricostruzione infinita: colpa di ... noi italiani

LA SICILIA/Catania
GIUSEPPE RECCA. 
Tante opere completate ma anche molte che ancora attendono un completamento. E tanti contenziosi tra privati e Stato per contributi stanziati e non assegnati, con case costruite con soldi propri in attesa dell'importo annunciato dalle autorità. C'è tutto questo nelle conclusioni alle quali è pervenuta la commissione ambiente del Senato in occasione di una "tre giorni" di incontri con gli amministratori dei Comuni belicini colpiti dal terremoto del 1968 fatta per tentare di capire come sia possibile che dal Belice si chiedano ancora soldi a ben 48 anni dal sisma del 1968
La delegazione era composta da Giuseppe Marinello, che ne è il presidente, e dai senatori Bignami, Caleo, Iurlaro e Piccoli. La missione ha inteso verificare lo stato di attuazione dell'opera di ricostruzione, mettendo in evidenza le criticità ancora presenti per redigere una risoluzione che sarà in seguito valutata dalla commissione stessa. 
Dalle verifiche è emerso che nel periodo compreso tra il 1968 e il 1995, lo Stato al Belice ha destinato 3.100 miliardi di lire per la ricostruzione, dei quali però solo 2.272 sono stati erogatì. All'appello mancano 450 milioni di euro. Nella XII legislatura una commissione bicamerale ha adottato due provvedimenti per con sentire l'erogazione di 573 miliardi di lire, oltre alla possibilità di contrarre mutui che avrebbero fruttato 111 miliardi di lire. Ma nel 2000 la commissione concluse che il fabbisogno relativo alla ricostruzione ammontava a 1.838 miliardi di lire per le abitazioni private e 1.007 miliardi per le opere pubbliche. 

Nel 2005 il ministero delle Infrastrutture si avvalse del lavoro istruttorio già fatto dal provveditorato alle opere pubbliche, il quale individuò l'elenco delle opere prioritarie per ciascun Comune, quantificando in 133 milioni di euro il fabbisogno finanziario, ma a disposizione c'erano solo 14 milioni e mezzo, ai quali se ne sommavano 5 della Regione Sicilia. Si rese dunque necessario individuare i criteri di selezione degli interventi da ammettere a finanziamento. La priorità andò al completamento di opere di urbanizzazione primaria e a quello delle opere pubbliche già cantierabili. 
Nel triennio 2005,2006 e 2007 lo Stato stanziò altri 15 milioni di euro. E poi ancora 20 sempre nel 2007, 30 nel 2008 e 50 nel 2009 (poi ridotti a 37). 
Dopo quattro anni arrivarono altri 10 milioni, ma intanto i Comuni furono tenuti ad approvare i progetti dei privati, riconoscendo il diritto a percepire i contributi pubblici che ancora non avevano incassato. 
Il risultato è stato che i beneficiari, dopo aver realizzato i lavori a spese proprie, si rivolsero al giudice per chiedere di condannare gli enti al pagamento delle somme. Tutto ciò ha provocato squilibri nei bilanci comunali. 
Oggi, dopo 48 anni, i Comuni sono ancora costretti a chiedere l'elaborazione di un vero e proprio progetto di sviluppo socio-economico delle aree interne della Valle. 
Il presidente della commissione, Giuseppe Marinello, auspica adesso una cabina di regia con un ruolo forte dei sindaci dell'area e della stessa Regione siciliana, a cui spetterà una parte importante nell'opera di programmazione degli interventi dell'agenda 2014-2020.

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