RIFLESSIONI INUTILI
La globalizzazione che stiamo vivendo ci era stata presentata negli anni settanta/ottanta come il congiungimento e la convergenza di una serie di avvenimenti, di procedure economiche tutte condivisibili e benefiche:
-libertà di movimento di tutti i fattori di produzione (senza intralci vessatori)
-abbattimento di tutti gli ostacoli interni ed esterni alla ipotizzata "fluidità" di capitali, lavoro etc.
Questo insieme di procedure ad un certo punto del percorso cominciò ad essere giustificato "ideologicamente" come tappa storica, divenne un progetto a lunga scadenza finalizzato a liberalizzare il genere umano.
Divenne, nella pratica realtà, l'affermazione in assoluto ed il predominio incontrastato di uno solo dei fattori della produzione: il capitale, da cui discende l'attuale finanziarizzazione del pianeta.
E' divenuto ovvio, ad un certo punto della Storia, che l'iniziale entusiasmo non conteneva in sè nulla di progressivo e di liberatorio per il genere umano.
L'ideale dell'inizio è oggi divenuto un progetto politico dei potenti del mondo che hanno asservito ai loro interessi le classi dirigenti del pianeta mediante la finanziarizzazione del pianeta a scapito dell'economia reale. Da qui la fine della politica, quella con la P maiuscola a cui cui eravamo abituati e che individuavamo fra destra e sinistra.
Il potere è di fatto -e quasi senza che nessuno si accorgesse- passato dalla politica (che in Occidente era più o meno democratico) alla finanza, alla libera circolazione degli investimenti dei capitali, sostenuta dai preesistenti marcati capitalistici.
Il futuro del pianeta -così come ci troviamo imbrigliati oggi- non è in mano al sistema democratico ma in mano ad un paese (insieme di paesi ?), usato però come strumento, per affermare l'egemonia globale alla finanza.
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