Di fronte a chi (arbëresh) oggi non apprezza
l'accoglienza dei profughi che fuggono dalla guerra e dalla fame
proponiamo ...
Un interessante saggio storico,
curato da Rossella Cancilla, è stato pubblicato in questi giorni sulla peste
che nel 1575 colpì la Sicilia occidentale, Palermo in particolare.
Da subito, sin dalle
prime pagine, colpiscno le gravi condizioni umane ed igieniche dei centri abitati dell’isola
nei secoli passati ed il ruolo non sempre di primo piano delle
autorità pubbliche in materia di sanità, il ruolo degli ospedali e della professione medica in quei primi secoli
del secondo millennio.
L’attenzione del lettore arbëresh è –in
particolare- richiamata dal ruolo di Venezia, la repubblica marinara, tenuta a
controllare –d’innanzi all’incalzare dei turchi verso occidente- i flussi migratori provenienti dall’est
dell’Europa sulle coste dei Balcani, della Dalmazia e dell'Albania.
Sulla Repubblica di San Marco
che allora governava su una vasta parte delle coste adriatiche orientali ricadeva
primariamente –come oggi ricade su Lampedusa e la Sicilia- la massiccia pressione determinatasi sulle coste balcanico-albanesi a seguito della
caduta di Costantinopoli nel 1453.
La Repubblica veneziana fu senza dubbio
all’avanguardia in Europa, nell’onere di dover verificare lo stato
igienico-sanitario dei migranti albanesi e non che premevano per raggiungere il Sud
Italia, ma una menzione particolare merita però Dubrovnik, l’antica città
veneziana di Ragusa, particolarmente attiva nell’adozione di politiche di
protezione e di controllo dei beni e delle persone provenienti dai
porti e dall’interno balcanici ed orientali eventualmente contaminati dalla
peste e/o altre malattie contagiose.
Fu proprio a Ragusa (Dubrvmik), prima città in Europa, che la
Repubblica di Venezia impose l’adozione della pratica
della quarantena sin dal 1377 per efficacemente controllare l’eventuale
diffusione di contagi.
A Dubrvmik i veneziani controllavano inoltre le patenti e le bollette di sanità intestate al portatore che davano conto
della sua provenienza, costituendo una sorta di lasciapassare dal momento che non esistevano i passaporti.
Le patenti erano documenti che accompagnavano le imbarcazioni, mentre le
bollette erano invece rilasciate ai viandanti.
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