E’ convinzione diffusa che una
tradizione, che sia religiosa (la ritualità bizantina) o politica (la visione socialista etc.) può essere capita solo nel suo sviluppo
genetico in riferimento alle motivazioni che stanno alla base della sua origine e poi al
suo sviluppo.
Chi è ignorante della Storia è prigioniero dell’ultimo cliché
pubblicitario, propagandistico, modernista. Non dispone di alcuno strumento di verifica.
Questo, che non è poco, è quanto la conoscenza del passato
può darci.
Noi tutti conosciamo il presente; e nel presente il passato è sempre
istruttivo, non necessariamente però normativo, cogente. Ciò che facciamo oggi
non è governato dal passato, ma dall’adattamento della tradizione, quindi del nostro essere ai bisogni
del presente.
La Storia ci aiuta a decidere quali siano le cose essenziali
della tradizione e i parametri del suo adattamento.
Opportuna ci sembra una riflessione di Simone Weil:
Il radicamento forse è il bisogno più importante e più misconosciuto dell'anima umana. E' tra i più difficili da definire. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all'esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l'essere umano ha una radice. Partecipazione naturale, cioè imposta automaticamente dal luogo, dalla nascita, dalla professione, dall'ambiente.
Ad ogni essere umano servono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente (Weil, 1996).
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