Narra un'antica cronaca che, prima di convertirsi al Cristianesimo, Vladimir, principe di Kiev, mandò i suoi ambasciatori in varie regioni d'Europa alla ricerca della vera Fede. Questi andarono tra i musulmani di Bulgaria ed osservarono costumi, usi e pratiche religiose, ma non si convinsero. Andarono a Roma e fra i Germani e trovarono maggiore compostezza, ma non riuscirono ad entusiasmarsi.
Si recarono finalmente a Costantinopoli e qui la delusione divenne stupore e subito dopo ancora ammirazione. Nella basilica di Santa Sofia avevano contemplato le icone, i mosaici, affreschi e la bellezza di quella chiesa.
Tornati a Kiev riferirono al principe Vladimitr: "Non possiamo descrivere ciò che abbiamo visto: eravamo in cielo o sulla terra ? Tutto ciò che con certezza possiamo dire è che Dio era là, in mezzo agli uomini". Ed il principe, convinto dagli emissari, abbracciò la fede Cristiana di espressione costantinopolitana.
Gli emissari di Vladimir cosa cercavano nella Fede ?
Essi si soffermarono in un aspetto tra i più importanti del Cristianesimo orientale: la Bellezza. Bellezza che è uno degli aspetti, delle dimensioni, più rilevanti che si esprime sia nella "Liturgia" che nella "Pittura delle Icone".
Proposito voluto della Liturgia (in occidente: la messa) e delle Icone è di aprire una finestra sui misteri del Regno di Dio.
L'Icona non è, come in Italia viene detto, arte sacra. Il punto infatti non è il soggetto religioso, nè l'ispirazione, nè la tecnica. Non è nemmeno l'espressione di sentimentalismo nè imitazione della natura. Tutt'altro.
L'icona si propone di essere lo "specchio visibile" di una realtà invisibile. In un certo senso è come quei depliant turistici che invitano a recarsi in una terra, in una località affascinante. L'Icona è come un invito ad un viaggio ... dentro se stessi. Esalta le bellezze non di località esotiche bensì esalta la nostalgia di un mondo illuminato dalla "Bellezza" interiore.
(segue)
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