Ma questo Renzi piace o no a chi di sinistra lo è stato e
continuerà a starci ?
Vediamo come lo si vede dalla sponda sinistra del pensiero
politico. E’ sicuramente coraggioso, possiede
la tempra del combattente, ha grande capacità di sfidare gli avversari interni (l’inconcludente
nomenclatura post-comunista) e di attrarre consenso anche da parte di quelli esterni.
Punta sulle cose da fare
e questo è nuovo in un mondo di ideologi che hanno saputo guardare il peggio
che l’umanità ha saputo esibire (da un Lenin ad uno Stalin, da un Mao ad altri
tiranni), questo è positivo. Sa sfidare le convenzioni, sa ribellarsi ai dogmi
del passato, che troppo hanno condizionato in Italia la sinistra comunista e
post-comunista. In questo va dato merito al vecchio Psi che già dagli anni
cinquanta queste cose, a sinistra, le ha
fatte senza dover attendere il secondo decennio del terzo millennio.
Renzi sta indossando le
vesti del nuovo Blair, ma anche di un altro suo predecessore che non intende
certo nominare. Le sue ricette sul piano economico ricordano le intuizioni di
Ichino e non di certo i paradigmi di Landini. Renzi non appartiene alla vecchia
nomenclatura comunista e postcomunista e questo lo libera da ogni
condizionamento. Non è reato aver fatto parte del Pci. Vi sono dirigenti ex
comunisti come Macaluso, e non è il solo, diventati socialisti democratici che
sanno dare lezioni ai socialisti del psi. Ma è difficile essere credibili nel
dirigere un Partito democratico se si è stati parte integrante del cerchio
dirigente del vecchio Pci, perché si finisce inevitabilmente per offrire
argomenti, sia pur pretestuosi, alla polemica della parte opposta. Il comunismo
piaccia o no è sempre, in ogni parte del mondo in cui è stato al governo,
nemico della democrazia parlamentare.
(vedremo domani cosa di Renzi non convince chi da sempre socialista lo è stato)
Nessun commento:
Posta un commento