Questa mattina viaggiando in macchina tenevo la radio accesa (RadioRai2) ed era in corso un programma sull'Albania. L'Albania di ieri (quella sottomessa per quasi cinque secoli al potere dei turchi, quella indipendente ed instabile, quella occupata nel 1938 dal governo fascista italiano e quella successiva governata da Enver Hoxha, il più opprimente dei regimi comunisti, ottuso fino al punto da scrivere sulla Costituzione "Dio non esiste". Inesistente, per legge.
Il programma ha rievocato quel nove agosto del 1991 quando rinchiusi nello stadio di Bari migliaia di albanesi protestavano perché volevano gustare quell'Italia che le televisioni (clandestinamente captate nella terra delle aquile) mostravano. Un Italia da telenovela, da marketing promozionale, con lusso, comodità e speranze. Speranze che avevano indotto l'intero popolo albanese ad abbattere il governo più oppressivo d'Europa.
Il programma veniva intercalato da canti, poesie e proverbi in albanese, oltre che con descrizioni dei luoghi della città di Tirana, in primo luogo l'immensa piazza Scanderbergh.
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Gli arbëresh cosa conoscono della loro terra di origine ?
Negli ultimi anni in molti paesi di origine albanese di Sicilia e Calabria sono stati organizzati viaggi ed esplorazione del territorio. Papas Nicola Cuccia, già parroco di Contessa Entellina, ha guidato due viaggi di comitive composte da decine di contessioti. L'Amministrazione Comunale di Parrino ha organizzato la partecipazione della locale banda musicale intestata al maestro Giuseppe Ferrara ad un concorso fra bande in terra albanese..
Queste visite spesso sono state ispirate dal desiderio, inconscio, di ritrovare sul posto "cognomi" che suonassero un po' come il proprio.
Sempre coloro (arbëresh) che hanno visitato l'Albania sono tornati avendo apprezzato l'accoglienza degli Albanesi.
.Questi, a loro volta, negli arbëresh hanno visto dei fratelli che venivano a rivedere la casa di origine. Televisioni e giornali locali hanno sempre dato risalto ai visitatori siciliani e calabresi che usavano una lingua tanto simile alla loro, anzi una lingua madre della loro.
Contessa Entellina, venti anni fa, accolse una ventina di albanesi scappati dalle prigioni del regime più oppressivo d'Europa. L'accoglienza di quella gente fu entusiasta da parte di alcuni e piuttosto fredda da parte di altri. Essi furono ospitati in locali comunali alcuni e nei locali della "latteria di Piano Cavaliere". Col passare del tempo essi, muniti del permesso di soggiorno per ragioni politiche, si trasferirono nel Nord Italia ove con facilità trovarono opportunità di lavoro. Con noi, a Contessa, ancora oggi è rimasto Vladimiro, persona nota per la sua laboriosità.
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