

D'altronde i nostri anziani contadini, e solo loro in quanto gli altri ceti sociali ignorano tutto del nostro territorio, conoscono più leggende e miti su Entella che sul Castello. Eppure le leggende fiorite attorno ad esso ci sono e vanno collocate nel contesto segnato dalle vicende storiche di quest'area di Sicilia.
Il cosiddetto restauro del Castello ha posto i ruderi del Castello in condizione di essere ammirati in pubblica fruizione. Anzi, se non andiamo errati, esiste una cooperativa che assicura le facilitazioni interpretative di quella "grande" Storia.
Nella sostanza i lavori del 2006, diretti dal notissimo -a Contessa- architetto Giuseppe Mantione e dal responsabile del Procedimento Enzo Ferrantelli, sono consistiti:
1) in una campagna di scavo archeologico tesa a riportare alla luce la pianta di base del Castello
2) nella rimozione degli strati di interro e di crollo
3) nel restauro delle strutture venute alla luce.
Ci proponiamo in prosieguo di rendere pubbliche sia le risultanze degli studi
finora condotti dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo e che quelli della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il Castello e ciò che di esso ancora oggi resta è arroccato sulla punta dell'altopiano roccioso che fa parte del massiccio di Genuardo e sovrasta la contrada Scirotta, la valle del corso del Senore ed è rivolto -dal versante interno dell'isola- come ad osservare i monti che sovrastano Piana degli Albanesi.
finora condotti dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo e che quelli della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Per la verità, pare, che ancora siano in corso di studio i reperti rinvenuti, utili per tracciare la cronologia dei fatti storici, e l'inquadramento generale del sito nel contesto delle vicende storiche della Sicilia Occidentale. Ma ciò che già è noto è già tanto.

Dalla cima della Roccia, nei giorni di sereno, si può vedere fino ad Erice e Castellamare.
Per accedere al castello è ovvio che il percorso più che scosceso è proprio ripido.
Gli studiosi assicurano che dal versante di Scirotta -ove ci deve essere stato l'accesso più praticabile- prima di iniziare la ripida salita ci si imbatteva in un insediamento abitato e lì sarebbero stati rinvenuti frammenti di ceramica a decorazione impressa ed incisa in forme geometriche ed altro materiale dell'età arcaica e classica, che sembrerebbero di importazione greca.
Sembrerebbe pure che un poco più giù del castello esistesse un muro di cinta che inglobasse sia l'insediamento che il castello.
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