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Il Museo Egizio possiede un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935. In quell’epoca vigeva il criterio secondo cui i reperti archeologici erano ripartiti fra l’Egitto e le missioni archeologiche che li rinvenivano. . Il criterio attuale (giustamente) prevede che i reperti rimangano all’Egitto, terra che li ha partoriti.
Se per tre mesi le coppie che parlano l'arabo pagheranno un solo biglietto d'ingresso (invece di due) non vuol significare che l'Occidente ha un pensiero debole ma che intende esternare un messaggio per signiificare che quel patrimonio incommensurabile della cultura dell'umanità venga gustato -piacevolmente e amichevolmente - da chi proviene dalle terre già egizie.
Terre egizie, peraltro, che non sono abitate solamente da musulmani (come forse pensa la sig.ra Meloni). In quelle terre dove gli archeologi italiani in anni segnati dal "colonialismo" hanno potuto sottrarre inestimabili beni culturali risalenti a quattro millenni fa -ed anche oltre- vivono almeno dieci milioni di cristiani copti e ortodossi. In ogni caso, piacciia o meno, gli stessi musulmani vivono sulle terre già egizie ed aprire loro i musei della loro terra non è da ritenere lesa maestà ai nostri danni.
Sotto diversa ottica: Far pagare un biglietto alle coppie (piuttosto che due) è un segno di amicizia e nello stesso tempo di promozione culturale. La politica partigiana e settaria stia alla larga dal genio della cultura il cui fine non è di dividere ma di unire l'umanità.
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Il Centro-Destra, o per meglio dire l'estrema destra, non ha vinto le elezioni (che dovranno svolgersi il 4 marzo) ma già prova a mostrare il suo volto in una materia prettamente culturale, che vuole essere un pesante monito agli uomini di cultura.
In caso di vittoria elettorale -secondo Fratelli d'Italia- verrà cacciato dal ruolo attualmente ricoperto il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, colpevole di aver compreso, tra le tante iniziative promozionali, anche una agevolazione per la durata di tre mesi ai torinesi che parlano arabo.
Secondo quella formazione politica la campagna del museo "è il sintomo del pensiero debole dell'Occidente" e addirittura "una iniziativa ideologica e anti-italiana".
Il giornale "La Repubblica" ritiene che a far infuriare la formazione politica di destra ci sarebbe inoltre stato anche l'appello dei Comitati tecnici del Mibact, il ministero dei beni culturali, che in un documento hanno espresso "solidarietà all'iniziativa del direttore Greco" condannando "le strumentalizzazioni e gli attacchi politici".
Pure noi riteniamo che la politica che si spinge fino a minacciare licenziamenti ai danni dell'autonomia che compete a chi dirige un organismo culturale (che peraltro non è dipendente ministeriale, ma partcipante ad un bando indetto su ventaglio internazionale) è sintomo che il sistema dei diritti contenuti nella nostra carta costituzionale scricchiola.
Scricchiola su presupposti politici dell'estrema destra.
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