A Contessa il numero dei “centenari”
è arrivato a tre unità su una popolazione anagrafica che più o meno si attesta sulle
millecinquecento anime. E’ un buon indice che ci dice che ancora qui possiamo
fidarci delle condizioni ambientali, della genuinità di ciò che mangiamo ed in
generale del contesto umano che pesa molto più di altri fattori.
Eppure il contesto siciliano, che
noi giudichiamo con occhio prettamente locale, non è di quelli che si caratterizzino
in termini di virtù, di benessere e di apparati socio-sanitari.
L’Osservatorio
Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane stima in 81,1 anni la speranza di vita di ogni bimbo che nasce
nell’isola (1,6 anni in meno rispetto alla media nazionale).
Cerchiamo di capire.
La diseguaglianza in materia di
salute (e quindi poi di speranza di vita) fra noi siciliani ed il resto del
Paese è per intero attribuibile al Servizio Sanitario Nazionale,
ossia alla sua organizzazione ed alla sua inefficienza e inoltre al contesto di vita (il livello
di deprivazione, il grado di urbanizzazione, il capitale sociale ed umano delle aree di
residenza). Ci sono, ovviamente, i
fattori individuali, di natura biologici, di ciascuno (l’età, il patrimonio
genetico, il genere) e quelli socio-economici legati al titolo di studio, alla
condizione professionale e al livello di reddito.
Estrapolati però i fattori sul contesto
di vita, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane denuncia
le gravi diseguaglianze di stato di salute fra i cittadini delle regioni
italiane, con l’inevitabile demerito, dato per scontato, per le regioni
meridionali.
E' chiaro che:
Alla diseguaglianza di stato di
salute dei meridionali corrisponde quella per l’accesso ai servizi sanitari
pubblici e l’inevitabile rinuncia dei cittadini alle cure o prestazioni sanitarie
a causa dell’impossibilità di sostenere i costi o, peggio, della lunghezza dei
tempi di attesa (dai 2 ai 3 mesi).
Nel 2017 pare siano stati 1,3
milioni i siciliani che hanno rinunciato a curarsi a causa della lunghezza dei
tempi di attesa (il 26% dei siciliani).
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