“Le liste che sono alleate con il Pd per il centrosinistra oggi sono piccole, ma possono diventare grandi”.
EMANUELE MACALUSO, già parlamentare
La formazione delle liste è stata fatta con una selezione e una epurazione tale per cui i gruppi parlamentari saranno in netta e straripante maggioranza squadre di servizio dei capi. Questo è stato possibile grazie alla legge elettorale che ha sottratto agli elettori il diritto di scegliere col voto la stragrande maggioranza dei parlamentari. Infatti non solo i capilista nei cento collegi plurinominali sono non eletti ma nominati, ma anche nei collegi uninominali non si è tenuto in nessun conto il rapporto del candidato con il territorio. Chi vota PD o FI o M5S o altri nel suo collegio non ha avuto e non avrà diritto di parola. Di fronte al candidato “paracadutato”, o voti il fedele al capo o ti astieni, non hai scelta. Voglio dire che il partito personale inaugurato da Berlusconi nel 1994 ha contagiato tutti gli altri e oggi si presenta persino con un’ulteriore accentuazione. Il personalismo si manifesta anche localmente in scambi tra candidati in partiti diversi: “tu votami e fammi votare nel maggioritario e io ti voto e ti faccio votare nel proporzionale”, e viceversa. È solo la sistemazione personale che conta, è la persona che deve prevalere. Programmi, valori, storia: è tutto azzerato.
LUCA TELESE, giornalista
17 candidati del centrodestra esclusi dalla competizione (per ora) per una carta che sta in un fascicolo, ma non in un altro: se questa disposizione viene confermata cambia il verdetto delle elezioni.
FERRUCCIO DE BORTOLI, già direttore de Il Corriere della Sera
Sono diversi gli europarlamentari che si candidano alle elezioni del 4 marzo, a dimostrazione che Strasburgo è un ripiego. Poi non lamentiamoci se contiamo poco in Europa.
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